Cultura

Invito a partecipare alla manifestazione silenziosa e nonviolenta contro il razzismo e la xenofobia

cimitero_indianiMartedì 10 è partita l’iniziativa per condannare la barbara aggressione a Nettuno dell’indiano Navtej, rendendo omaggio a coloro che morirono per la nostra libertà, tra i quali appunto molti Sikh, inquadrati nell’Ottava Armata Britannica.

Continueremo a portare una luce per giorni, al cimitero che a Forlì che ne commemora la caduta, ed invitiamo tutti i cittadini, le associazioni ed i partiti a fare altrettanto, lasciando un cero e condannando gli episodi di violenza, punta di un iceberg di una cultura dell’intolleranza.

Il nostro gesto simbolico intende anche dare una risposta ai contenuti razzisti e discriminatori del cosiddetto pacchetto sicurezza messo a punto dal Governo in questi giorni.

Contiamo che le sensibilità di muovano, per rispetto di chi si è battuto per la libertà ed oggi viene discriminato, maltrattato ed attaccato con la volontà di uccidere.

al cimitero indiano MANIFESTAZIONE NONVIOLENTA E SILENZIOSA per i diritti inviolabili dell’uomo.

Candle night @ chidorianinvitiamo tutti i cittadini, le associazioni e le forze politiche a compiere un gesto di condanna alla barbara aggressione a Navtej Singh Sidhue rendendo
omaggio ai suoi concittadini che si immolarono per la nostra libertà.

A Forlì, in via Ravegnana, c’è il cimitero che commemora la caduta di centinaia di cittadini indiani di diverse etnie e religioni, fra loro molti Sikh che morirono durante la liberazione dell’Italia e della Romagna inquadrati nell’Ottava Armata Britannica. Nulla sanno di tutto ciò quei delinquenti di Nettuno che a distanza di pochi anni da quegli eventi invece di essere riconoscenti a quei ragazzi che persero a vita ed al loro popolo, hanno aggredito Navtej Singh Sidhue, tentando di
ucciderlo con il fuoco.

Questi episodi di violenza sono la punta di un iceberg di una cultura dell’intolleranza, che sfocia persino in festeggiamenti e battute indecenti sul
male inferto ad una persona. Purtroppo notiamo che questa incultura si manifesta anche quando la TV, invece di chiamare la persona aggredita con il suo nome, utilizza il termine “indiano” , dando alla parola la stessa accezione negativa di “ebreo”, “negro” “rom”.

Il nostro gesto simbolico intende anche dare una risposta ai contenuti razzisti e discriminatori del cosiddetto pacchetto sicurezza messo a punto dal
Governo in questi giorni. Per contrastarli e mostrare la nostra vergogna per quanto sta accadendo a partire da MARTEDI’ 10 Febbraio alle ore 17.45, porteremo delle candele al cimitero di via Ravegnana.

Cercheremo, per qualche giorno, di ricordare che i cittadini italiani non sono questo, che esiste un rispetto per la persona che non conosce distinzioni, che la Costituzione Italiana ha ancora un valore e riconosce i diritti inviolabili dell’uomo.

Roberto Balzani: Il programma delle primarie

Cara Elettrice, Caro Elettore,

ti presento una rassegna delle mie idee programmatiche, frutto di una campagna d’ascolto molto ricca e vivace e dei tanti contributi di tanti volonterosi amici e compagni di strada. Non sono tutte, ovviamente. Sono quelle sulle quali potrai misurare la differenza rispetto ad altri candidati e ad altri modo d’impostare la politica locale. Spero ti persuaderanno. In ogni caso, anche se così non fosse, spero apprezzerai l’onestà intellettuale che le ispira. In un mondo di ipocrisie e di luoghi comuni e di slogan, già il solo riconoscersi sinceri non mi pare poco.

Metodo

Parto dal metodo. La politica, così come si presente oggi in Italia, dal centro giù giù a cascata fino alle città e ai paesi, secondo me non funziona. I cittadini sono sempre più sudditi (ormai è tolta loro anche la possibilità di scegliere una faccia da votare: ecco perché è prezioso l’esempio delle primarie!), mentre la distanza fra i centri del potere reale e l’esperienza quotidiana delle persone è stata approfondita dalla crisi economica. Io credo che il Pd avrà la possibilità di affermarsi, in Italia, solo se saprà far funzionare la macchina della partecipazione dal basso. Ma non in senso demagogico: occorre che i cittadini partecipino, decidano, e poi verifichino. Il poco tempo che hanno a disposizione dev’essere messo a frutto. Quindi, per i politici: limite delle due legislature, parità di genere per affermare una presenza femminile più di quanto oggi sia avvenuto, inclusione di giovani e di individui selezionati sulla base del merito. Essi dovranno rendere pubblici i loro redditi attraverso un’apposita anagrafe degli eletti. Dovranno inoltre – almeno così sarà, se diventerò Sindaco – documentare attraverso strumenti di comunicazione accessibili (penso ad Internet) l’esito dei principali progetti varati dall’amministrazione, perché ciascuno possa rendersi rapidamente conto di quanto si è speso e di come lo si è speso. Ma ci sono doveri anche per i cittadini: partecipare vuol dire impegnarsi di più, tenere le mani sulla democrazia. Il Comune cercherà di avvicinarsi, di ascoltare: i cittadini dovranno reagire, chiedere, controllare. La libertà ha un prezzo che dobbiamo pagare tutti.

Cosa farò io

I politici dicono sempre quello che debbono fare gli altri. Vorrei dirti quello che farò io. Se sarò eletto, dedicherò a questa avventura tutto il mio tempo e le mie energie per 10 anni al massimo. Dopodiché, riprenderò a fare il mio mestiere, che è quello di professore universitario. Tornerò ai miei colleghi, ai miei studenti e ai miei studi. Se perderò le primarie, tornerò subito alla mia professione e non assumerò alcun incarico pubblico di tipo politico o amministrativo. Mi batterò, da semplice cittadino, perché altri portino avanti le idee nelle quali ho creduto: se possibile, una nuova generazione di giovani, di donne, di persone appassionate e perbene.

Cosa farò fare agli altri

I tempi sono duri, e forse il peggio deve ancora venire. Per affrontare il peggio, ci vuole un gruppo di persone libere, disinteressate e dotate di forti principi morali e democratici.

Occorre dare un esempio. Fra i primi, ci sarà la revisione di tutte le società partecipate, di tutte le strutture con consigli d’amministrazione ecc. che ruotano intorno al Comune. Vedremo se funzionano, se servono davvero, se possono essere accorpate o se debbono essere chiuse. Abbasseremo drasticamente compensi e prebende, in modo che ogni euro risparmiato in questo modo vada restituito ai cittadini rafforzando e difendendo i servizi alla persona, dall’assistenza alla scuola. Ci sono settori – penso al nido – in cui c’è ancora tanto da fare per aiutare le donne, soprattutto se lavorano o vogliono lavorare; così come occorre creare, con le associazioni dei consumatori, un centro di ascolto e di supporto materiale per orientare famiglie, anziani soli, immigrati nella giungla delle tariffe e dei servizi, in modo da far valere reclami e diritti. Il Comune deve assumersi questo compito civico difensivo; deve proteggere la sua comunità in un momento difficile; deve monitorare le condizioni di disagio e pretendere che su questioni delicate – i mutui alle famiglie e alle piccole imprese, ad esempio – il sistema economico locale faccia la sua parte.

Oltre la paura: un patto per il futuro

Caro Elettrice, caro Elettore, parliamoci chiaro: abbiamo paura del futuro, perché non riusciamo a vederlo, non capiamo che cosa potrà riservarci. Ebbene, ti propongo questo patto, che è difensivo e insieme offensivo. Difensivo, perché vuol salvaguardare quel tanto di buono che abbiamo: penso al nostro Ospedale pubblico, che è un servizio irrinunciabile alla comunità e che non può essere privato delle risorse necessarie al suo sviluppo; penso alle tante istituzioni, pubbliche o semi-pubbliche, che aiutano il cittadino nei suoi bisogni, che sono sane finanziariamente, e che perciò dobbiamo rispettare nella loro integrità. Penso alla nostra scuola, nella quale il Comune investe da quasi 150 anni e che è davvero di qualità elevata. Gli esempi potrebbero continuare. E poi c’è la parte offensiva, la sfida al “grande nulla” che ci si para di fronte. Io credo che il “grande nulla” sia il frutto della nostra incapacità di batterci uniti come comunità: e ti dirò ora come penso di farlo.

Unire il territorio, alzare il livello della sfida

Da sola Forlì non ha molte speranze: è una città medio-piccola, circondata da altre città, in genere piuttosto dinamiche. In questi anni, ha pagato duramente il suo isolamento: abbiamo un aeroporto in affanno, una fiera senza futuro, una logistica che, su scala municipale, non ha senso. Forlì deve recuperare anzitutto il suo ruolo di “capoluogo”, dialogando con i Comuni del comprensorio, risolvendo insieme una parte dei problemi comuni, organizzando il territorio secondo i principi di sviluppo di qualità e di rispetto dell’ambiente. In secondo luogo, deve aprire un grande confronto su scala romagnola per unire i territori, per farli dialogare sulle grandi questioni comuni (infrastrutture materiali e immateriali, in primo luogo). Per far ciò, ci vogliono persone che abbiano una visione, che non si fermino al campanile, che sappiano discutere ovunque, in Romagna e oltre. Il mio sogno è semplice unire province, risparmiare sui costi della politica, restituire quello che si risparmia ai cittadini in qualità del vivere, facilità di movimento, sviluppo sostenibile sotto il profilo ambientale. Questa cosa si può fare da subito: basta volerla. Dammi una mano per mettere in piedi l’unico, vero laboratorio di trasformazione territoriale capace di andare contro la logica oggi imperante: aumentare le divisioni e i livelli di governo e moltiplicare i costi.

Una visione della città

Abbiamo tutti bisogno di una visione della città. Forlì ha già individuato i suoi poli di crescita, ma è venuta su in modo poco coordinato, sull’onda delle spinte dell’industria edilizia. Il centro storico manca d’identità è resta una ferita aperta; i quartieri non sono ben collegati al cuore pulsante della realtà urbana; i passaggi fra i diversi spazi – residenziali, produttivi, o dedicati ai servizi – paiono poco fluidi. Abbiamo bisogno di sviluppare le arterie che uniscono la nostra comunità: a partire, nel centro, da un allargamento delle zone pedonali o a traffico limitato, connesse con le aree esterne da una viabilità che renda generalizzati i percorsi ciclabili (anche in profondità, fin dentro la campagna, fino alle frazioni, spesso immerse in ambienti naturali da riscoprire) e consenta un efficiente servizio pubblico. Dobbiamo mettere in sicurezza tali percorsi per i nostri ragazzi, per gli anziani, per tutti coloro che intendono recuperare non solo il centro, ma tutto l’ambiente comunale ad una dimensione aggregativa, d’integrazione e di interrelazione: la sola strada che abbiamo per vincere davvero le paure e affermare un senso di piena legalità ovunque. Nello stesso tempo, i residenti e coloro che frequentano i negozi del centro devono poter disporre di un sistema di comodi parcheggi, il meno appariscente ed invasivo possibile. Ma la legalità, che significa anche, quando è necessario, repressione dei comportamenti devianti, non si può imporre solo affidandosi alle forze di pubblica sicurezza. Sono proprio loro, anzi, a chiedere che la legalità rappresenti una modalità applicata in modo coerente, dai comportamenti degli amministratori, ai concorsi pubblici, all’educazione dei giovani, alle diverse forme di responsabilità individuale e collettiva. Fra queste, segnalo il passaggio culturale della raccolta indifferenziata, destinata allo smaltimento nell’inceneritore, alla raccolta differenziata, nella prospettiva di giungere al sistema porta a porta. Là dove la prima postula l’irresponsabilità e un approccio produttivistico al rifiuto, là seconda implica risparmio, riciclo, atteggiamento sobrio e solidale. Si tratta davvero di un modo diverso d’impostare il nostro modo di essere comunità.

Sviluppo di qualità

Ed ecco la grande questione: lo sviluppo. Io credo che lo spazio per un sviluppo essenzialmente estensivo, imperniato sul primato immobiliare/edilizio, non sia riproponibile come nei tempi trascorsi. In primo luogo, perché il territorio è un bene finito, e quindi va amministrato con parsimonia; in secondo luogo, perché la crisi ha alzato l’asticella della sfida, facendo giustizia di tutte le comode scorciatoie indirizzate verso l’Eldorado di una facile moltiplicazione della ricchezza. La competizione si affronta con interventi intensivi. Da una parte, sfruttando tutte le potenzialità (già presenti a livelli d’infrastrutture) delle nuove tecnologie, a partire dalle fibre ottiche. L’applicazione su vasta scala di tali tecnologie può consentire la semplificazione dei processi burocratici, l’accesso da casa ai servizi da parte del cittadino e delle imprese, l’uso a scopo educativo di progetti viaggianti su supporto elettronico o addirittura la partecipazione dei cittadini, attraverso forme di referendum e d’inchieste rapide. In questo modo, la componente più anziana della società potrà usufruire più facilmente (cioè senza code) dei servizi erogati secondo criteri tradizionali. Dall’altra, l’asse con l’università deve tornare ad essere una priorità dell’Amministrazione. Ne abbiamo bisogno per potenziare il polo tecnologicoaeronaiutico, nel quale abbiamo investito milioni di euro, e anche per favorire il trasferimento tecnologico e diffondere standard di più elevata qualità anche presso le piccole e medie imprese.

Il Comune deve approfittare dell’Università per aprirsi, per imitare quanto di meglio si fa in Europa, per invitare i giovani brillanti a confrontare le loro idee con il nostro territorio, per apprendere, per costruire, per destinare spazi e risorse a iniziative originali e importanti. In questo senso, il senso di responsabilità ambientale non è per me un vincolo e un limite: maggiore è il livello di qualità che pretenderemo dalla nostra comunità, maggiore sarà la qualità che sapremo chiedere agli imprenditori e le possibilità di agganciarci al carro della crescita vera. Dunque, un patto decennale con l’Università per rafforzare l’insediamento e, d’altro canto, un utilizzo sapiente delle risorse umane prodotto dall’Ateneo. Fino ad oggi non siamo riusciti in questo progetto, che è decisivo per il nostro futuro.

Insieme

Di una cosa, cara Elettrice, caro Elettore, puoi star certo: tutto quello che farò non sarà deciso fra pochi, nel chiuso di una stanza o nello studio di un professionista: sarà adottato con un processo partecipativo limpido e trasparente. Così sarà per le politiche giovanili, per quelle culturale, per le tante cose di cui non riesco a parlare in queste poche frasi per non annoiarti troppo. Mi batterò al tuo fianco contro i monopoli dei servizi, per tagliare il vincolo perverso che li lega alla politica locale; ti verrò a cercare per chiederti che cosa pensi, che cosa vuoi; ti farò proposte perché tu possa scegliere. Voglio dare a Forlì la speranza di un futuro: proprio adesso, nell’ora più buia. So che tutto è più difficile, che le difficoltà sono immense, che la vita nostra, pubblica e privata, sarà dura e complicata nei prossimi mesi. Proprio per questo, quando le speranze vacillano è giusto che le persone di buona volontà si diano una mano e, per una volta, battano un colpo, dimostrando la loro forza e la loro volontà di cambiamento. Aiutami e, insieme, ce la faremo.

Grazie.
Roberto Balzani

Leggi anche il programma della coalizione che sostiene Roberto Balzani come candidato sindaco!

Antonio Canova e il suo tempo: incontri culturali ad ingresso gratuito

Sincronie – Incontri culturali ad ingresso gratuito presso la sala del Refettorio dei Musei San Domenico di Forlì.

Scarica il programma degli incontri

domenica 1 febbraio 2009 ore 16.30
ROBERTO CRESTI
Antonio Canova: la linea del bello
fra il pensiero e l’antico
L’opera di Antonio Canova è solitamente associata al gusto
neoclassico come una ripresa di modelli scultorei greci ed
ellenistici. Ma l’orizzonte storico nel quale essa si inscrive,
ovvero, per la massima parte, il secolo XVIII, è dominata
anche dagli sviluppi della scienza nata nel secolo precedente,
e soprattutto dal modello cosmologico della fisica di Galileo
e di Newton. Tenuto conto anche di questo aspetto del
tempo in cui Canova si formò e svolse il proprio ufficio di
scultore, il neoclassicismo assume nella sua opera valenze
che non si possono restringere solo alle dinamiche dell’arte
e del gusto.
Roberto Cresti è docente di Estetica e di Filosofia
dell’Immagine all’Accademia di Belle Arti di Macerata e
docente a contratto di Storia dell’Arte Contemporanea
all’Università di Macerata e in Master dello stesso ateneo.
Da oltre quindici anni è conduttore, in varie città d’Italia,
di cicli di conferenze di storia dell’arte antica, medievale,
moderna e contemporanea e di seminari di aggiornamento
per insegnanti. Saggista, traduttore, è autore di cataloghi di
mostre d’arte e di altre pubblicazioni nell’ambito dell’estetica
e della critica.

domenica 8 febbraio 2009 ore 16.30
LUCIA CAPITANI
La bellezza in movimento:
Canova e la danza
La danza è uno dei temi privilegiati da Antonio Canova
come dimostrano numerose statue, rilievi, disegni e tempere.
Era un’arte che appassionava lo scultore, come ricordano
i biografi e come si evince dall’assidua frequentazione degli
spettacoli teatrali documentata nei giovanili Quaderni di
viaggio.
Per comprendere le motivazioni di tale scelta iconografica
e poetica è necessario seguire l’evoluzione della danza fra
Sette e Ottocento, ricreando l’atmosfera respirata da
Canova, e mettere in evidenza come la figura danzante
all’interno dell’estetica neoclassica divenga immagine per
eccellenza della Grazia, della “bellezza in movimento”.
La “modernità” di Canova consiste nel corrispondere
all’orizzonte di attesa del suo pubblico accogliendo la sfida
a trasferire le qualità specifiche della danza -cioè il movimento
e la successione temporale- all’arte scultorea, per tradizione
concepita come squisitamente statica.
Lucia Capitani si è Laureata in Lettere presso l’Università
di Pisa con una tesi di Storia dell’arte Moderna
sull’emblematica gesuita nel Seicento, relatore il prof. R.P.
Ciardi, ha dedicato gli anni della specializzazione e del
Dottorato agli studi canoviani conclusi nel 2004 con il
lavoro intitolato “La bellezza in movimento. La scultura di
Canova tra mimica, danza e recitazione”, relatore Prof. A.
Pinelli.
Autrice di numerose pubblicazioni, ha collaborato con la
Scuola Normale Superiore e la Soprintendenza di Pisa
nell’ambito dell’applicazione delle nuove tecnologie ai Beni
Culturali. Dal 2005 è docente di storia dell’arte presso il
Liceo Classico Machiavelli di Lucca.

domenica 15 febbraio 2009 ore 16.30
FEDERICA GIACOMINI
Gli ateliers di Canova,
Thorvaldsen e Camuccini:
metodi produttivi e strategie
promozionali nella Roma neoclassica
In un’età che vede la figura dell’artista emanciparsi dalla
stretta dipendenza dal committente e al contempo acquisire
un sempre più consolidato status sociale, verranno tratteggiati
l’organizzazione, l’assetto e la funzione degli ateliers dei tre
principali artisti attivi a Roma nei primi decenni
dell’Ottocento. Particolare attenzione sarà dedicata ai metodi
creativi, sia della scultura che della pittura, e al ruolo
promozionale svolto dai luoghi di lavoro per artisti sempre
più consapevoli del proprio prestigio.
Federica Giacomini si è diplomata come restauratrice di
dipinti e materiali lapidei presso l’Istituto Centrale del
Restauro nel 1994. Nel 1999 si è laureata in Lettere (Storia
dell’Arte) presso l’Università La Sapienza di Roma e nel
2005 ha completato il dottorato di ricerca presso la facoltà
di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università della
Tuscia. Associa all’attività di restauratrice, lo studio delle
tecniche esecutive e della storia del restauro e della tutela,
con particolare interesse per il Settecento e l’Ottocento,
argomenti su cui ha pubblicato diversi contributi. Collabora
con l’Università La Sapienza ed insegna Storia delle tecniche
esecutive e Storia e teoria del restauro presso l’Istituto
Universitario americano IES a Roma.

domenica 22 febbraio 2009 ore 16.30
PAOLA GORETTI
L’antico alla moderna:
per un’eleganza neoclassica
Nelle infinite declinazioni a cui il termine di “classicismo” sembra
ricondursi, quello piu’pertinente accorpa i concetti di bellezza,
grazia, proporzione, misura, armonia, occupando l’intero arco
della percezione estetica occidentale; la sua eleganza è normativa,
sobria e virtuosa, magari sorretta dal guizzo di un certo non so
che, o da quella sprezzatura che ostenta la naturalezza negando
lo sforzo per compierla.
Così, lo stupefacente andamento disadorno del guardaroba
neoclassico spazza via secoli di ostruzionismo corporeo. La
grammatica del nuovo stile –sostenuta dalle nascenti riviste di
moda- prende le mosse da un’ispirata anticomania che colpisce
il cuore del revival settecentesco: il vagheggiamento d’oriente
si mescola al sogno delle rovine mediante i travestimenti alla
pompeiana. Il fervore assegnato alle febbri archeologizzanti
diventa inarrestabile; l’antico non è piu’ solo desiderato, disegnato,
collezionato: ora bisogna anche indossarlo e con esso decretare
una garanzia di modernità democratica.
Di impronta sostanzialmente istituzionale e ufficiale, esso incarna
talvolta anche il suo contrario; il gusto neoclassico si mescola
ai tratti di una visionarietà antinormativa, che fa dell’anticomania
persino la forma celebrativa del dissenso, di quella controrivo-
luzione sensuale che si colloca nel cuore stesso della vampata
rivoluzionaria contemporanea.
Paola Goretti, antichista, professore di Storia del Costume presso
L.UN.A (Libera Università delle Arti) Bologna, lavora ai sistemi
di “umanità vestita” mediante l’uso di fonti intrecciate. Già
docente di Scenari presso l’Università dell’Immagine di Milano
(1998-2005), di Estetica della moda presso l’Università di Rimini
(2002-2003), di Iconografia teatrale presso l’Università di Bologna
(2000-2002), visiting professor di numerosi atenei, ha pubblicato
una trentina di saggi sul costume di età medievale, moderna e
contemporanea, curando mostre, convegni, servizi alla didattica.
Ha collaborato a progetti di ricerca per istituzioni nazionali e
internazionali. E’ esperta di integrazione sensoriale e di cultura
dell’estetica, a cui ha dedicato gran parte dell’attività scientifica.

venerdì 6 marzo 2009 ore 21.00
GIOVANNA CAPITELLI
Canova e il ritratto: dalla Paolina
Borghese al George Washington
Il potere normativo della proposta estetica di Antonio
Canova è ampiamente dimostrato dallo straordinario seguito
incontrato dai suoi ritratti nella cultura figurativa occidentale
della prima metà dell’Ottocento. Dall’icona della napoleonide
Paolina Borghese al fallimentare monumento americano a
George Washington, la conferenza analizzerà la ricezione
contemporanea della ritrattistica canoviana in pittura,
scultura, nelle arti applicate e nelle fonti a stampa, illustrando
una galleria di principi, pontefici e aristocratici tra Rivoluzione
francese ed età di Restaurazione.
Giovanna Capitelli è professore associato di Storia dell’arte
moderna presso l’Università della Calabria. Specialista di
cultura figurativa dell’Ottocento a Roma, ha pubblicato
numerosi contributi sul sistema delle arti negli stati-preunitari
italiani e sulla pittura sacra in età di Restaurazione. Ha di
recente curato con Carla Mazzarelli il volume La pittura di
storia in Italia. 1785-1870. Ricerche, quesiti, proposte (Silvana
Editoriale, 2008).

venerdì 20 marzo 2009 ore 21.00
MARCELLO VERDENELLI
Note e percorsi sul neoclassicismo
di Ugo Foscolo
L’incontro si prefigge di approfondire, in riferimento a certi
precisi esiti letterari, la dinamica nel corso del tempo di
certo registro neoclassico nella scrittura foscoliana; colta,
tale dinamica, a partire dai primi movimenti di quella poetica
foscoliana fino ad arrivare a un’opera come le “Grazie”,
che rappresenta, in rapporto soprattutto a una più diffusa
atmosfera artistica dell’epoca, non solo uno dei punti più
alti e moderni della vocazione foscoliana in questa direzione,
ma anche un esempio tra i più riusciti e importanti di
interazione fra mondo letterario e mondo artistico, secondo
una sensibilità quale quella che si venne sviluppando in Italia
tra fine Settecento e inizio Ottocento.
Marcello Verdenelli è docente ordinario di Comunicazione
letteraria e Lingua letteraria e linguaggi settoriali presso la
Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di
Macerata. Ha al suo attivo numerosi saggi e libri di critica
letteraria.Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo: Le architetture
di “Palazzo Bello”. Saggi leopardiani (2000); O poesia tu più
non tornerai. Campana moderno (2003); Dino Campana:
“una poesia europea musicale colorita” (2007); Foscolo:
una modernità al plurale (2007).

Antonio Canova e il suo tempo
Ideazione e organizzazione:
TRE CIVETTE Società Cooperativa
sede operativa: Via Maldenti n° 18 – Forlì
www.cooptrecivette.com – info@cooptrecivette.com
www.animegrafiche.it

Antonio Canova: itinerari In Mostra al San Domenico a Forlì

Questi sono i prossimi appuntamenti per gli itinerari alla mostra “CANOVA. L’IDEALE CLASSICO TRA SCULTURA E PITTURA” presso il S. domenico di Forlì, alla riscoperta del Neoclassicismo, del Tardobarocco e dell’apporto della scienza alla conservazione delle opere d’arte.

PROGRAMMA
Sabato 31 gennaio ore 15 visita alla mostra di Canova e, a seguire, visita alle sale gestite dal Laboratorio di Archeoingegneria, illustrate dai ricercatori del CAILab e dimostrazione del progetto scientifico su Ebe.

Sabato 7 febbraio ore 15 visita alla mostra di Canova e, a seguire, visita alla chiesa della Ss. Trinità.

Sabato 14 febbraio ore 15 visita alla mostra di Canova e, a seguire, visita alla chiesa di Schiavonia.

Sabato 21 febbraio ore 15 visita alla mostra di Canova e, a seguire, visita a palazzo Morattini.

Sabato 28 febbraio ore 15 visita alla mostra di Canova e, a seguire, visita alla chiesa del Corpus Domini.

Sabato 7 marzo ore 15 visita alla mostra di Canova e, a seguire, visita alla chiesa del Miracolo.

Sabato 14 marzo ore 15 visita alla mostra di Canova e, a seguire, visita alla chiesa della Ss. Trinità.

Sabato 21 marzo ore 15 visita alla mostra di Canova e, a seguire, visita alle sale gestite dal Laboratorio di Archeoingegneria, illustrate dai ricercatori del CAILab e dimostrazione del progetto scientifico su Ebe.

Sabato 28 marzo ore 15 visita alla mostra di Canova e, a seguire, visita palazzo Manzoni e Pettini Giovannetti.

Sabato 4 aprile ore 15 visita alla mostra di Canova e, a seguire, visita alla chiesa del Suffragio.

Sabato 18 aprile ore 15 visita alla mostra di Canova e, a seguire, visita alla chiesa del Carmine.

COSTI – 13,00 € a persona (comprensivo di prenotazione e ingresso alla mostra, vista guidata, radioguide, visita guidata al monumento – max 25 persone).

È possibile visitare anche i soli monumenti alle ore 16 del giorno previsto, presso il monumento stesso.

Costo euro 3,00
Informazioni e prenotazioni
Tel.: 333-7204218 – e-mail: cooperativa.amphora@yahoo.it – sito: www.coopamphora.it

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