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Parchi. Lipu: a Durban per fermare il declino della biodiversita’

>. Giuliano Tallone, Presidente della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), interviene sul tema parchi in vista del V Congresso Mondiale sulle aree protette organizzato dall’iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura), che si terrà a Durban, Sudafrica, dall’8 al 17 Settembre prossimi. Nell’occasione Birdlife International, il più grande network mondiale di associazione per la difesa della natura e degli uccelli, e la LIPU (suo rappresentante per l’Italia) presenteranno le loro proposte in tema di aree protette e salvaguardia delle biodiversità. L’Italia si presenta a tale appuntamento forte di una lunga e fruttuosa esperienza nella creazione e gestione di aree protette, in particolare nel corso dell’ultimo decennio. La Legge 394 del 1991 ha dato un forte impulso allo sviluppo del sistema delle aree protette in Italia che attualmente gestisce oltre il 10% del territorio nazionale. Ma gli attuali attacchi alla normativa, introdotti con proposte di legge devastanti e con la Legge Delega in materia ambientale, preoccupano non poco l’associazione, così come i recenti tagli dei bilanci dei Parchi nazionali. >.
Aree protette, ma anche approcci innovativi alla conservazione della biodiversità, come Rete Natura 2000, un insieme di siti tutelati dalla normativa dell’unione europea e dedicati alla conservazione della biodiversità, e il progetto di birdlife International denominato IBA (Important Bird Areas). >. Il progetto IBA ha portato negli ultimi 20 anni a individuare nel mondo di 7.000 luoghi di massima importanza per la biodiversità, in particolare per gli uccelli, dove risulta urgente e prioritario intervenire con misure di protezione a salvaguardia della natura. Per l’Italia il censimento di tali aree è stato effettuato dalla LIPU che, in collaborazione con il Ministero dell’ambiente, ha individuato 172 siti per una superficie complessiva di quasi 5 milioni di ettari. Solo una parte di queste aree, pari al 35%, risulta però essere inclusa nei confini dei parchi italiani. Il Congresso di Durban, che si tiene ogni dieci anni, è l’occasione per fare il punto sullo stato di parchi e riserve nel mondo e sul contributo che tali aree stanno dando alla salvaguardia del patrimonio naturale dell’umanità. Ma anche per delineare le strategie per la conservazione della natura attraverso parchi e riserve nel prossimo decennio. Durante la Conferenza birdlife International presenterà al Congresso l’esperienza della rete delle IBA (Important Bird Areas) e i risultati delle ricerche svolte in tutto il mondo, che sono confluite nel World Bird Database (Database degli uccelli del Mondo), il più importante strumento conoscitivo per la conoscenza della biodiversità a livello
mondiale. Gli uccelli infatti sono il gruppo faunistico meglio conosciuto, e possono quindi essere utilizzati al meglio come indicatori della biodiversità su scala planetaria. Grazie a questi studi sono stati individuati i punti chiave della biodiversità su Gaia, definiti come EBA (Endemic Bird Areas), le aree con più specie endemiche (e cioè a distribuzione ridotta) concentrate soprattutto nelle fasce tropicali. E’ qui che lo sforzo per istituire aree protette dovrà essere maggiore.

Foreste: Preziose per la salvaguardia delle risorse idriche

(ANSA) – ROMA – Proteggere i grandi parchi, per proteggere le risorse idriche. Questo il motivo conduttore di uno studio congiunto del Wwf e della Banca mondiale, da cui e’ emerso che un terzo delle 105 maggiori citta’ del mondo deve il suo approvvigionamento idrico da bacini situati in foreste protette. In particolare, come riferisce il wwf, il nuovo rapporto ‘Running Pure’ evidenzia che piu’ di un terzo delle 105 piu’ grandi citta’ al mondo, tra cui New York, Giakarta, Tokyo, Bombay, Rio de Janeiro, Los Angeles, Barcellona, Nairobi e Melbourne, dipende in tutto o in parte da bacini contenuti in foreste protette per l’acqua potabile. In tali contesti inoltre e’ ridotto anche il rischio di frane ed erosione del suolo, grazie al fatto che le foreste naturali riescono ad aumentare la purezza dell’acqua, filtrando agenti inquinanti, come pesticidi, e in alcuni casi raccolgono ed immagazzinano l’acqua. Secondo il rapporto, adottare una strategia efficace di tutela delle foreste puo’ produrre un enorme risparmio perche’, ad esempio, e’ piu’ economico proteggere le foreste che costruire impianti di potabilizzazione. A New York, adottare una strategia di questo tipo sarebbe 7 volte piu’ conveniente che costruire e far funzionare questo genere di impianti. Con oltre un miliardo di cittadini, soprattutto tra i piu’ poveri, che non hanno acqua potabile e adeguate misure sanitarie, il WWF ritiene che sia una responsabilita’ di tutte le aree urbane, al di la’ della loro grandezza, mantenere un’alta qualita’ di acqua potabile ed investire in azioni di tutela forestale. ”Alcune citta’ che attualmente vivono il problema di una fornitura di acqua malsana dovrebbero essere protette e aiutate nella gestione e, dove necessario, bisognerebbe ripristinare le foreste nei luoghi strategici. Cio’ permetterebbe di assicurare a queste citta’ la fornitura di acqua pulita e farebbe risparmiare miliardi di dollari” dice Chris Elliott, direttore del programma ‘Forest for life’ del WWF. Il 28% delle foreste, dice il rapporto, si trova sulle montagne che fungono da sorgente per circa il 60-80% delle risorse mondiali di acqua dolce. Sempre secondo il rapporto, sarebbe necessario proteggere le foreste di molte aree che circondano grandi citta’ e che soffrono a causa di attivita’ distruttive, come uso illegale del territorio e disboscamento. Il Monte Kenya, ad esempio, fa risparmiare all’economia del paese piu’ di 20 milioni di dollari all’anno attraverso la protezione dell’acqua nelle aree idrografiche in due dei suoi principali sistemi fluviali. Tuttavia, la raccolta illegale di legname per la produzione di carbone, il disboscamento e la costruzione di strade sono ancora diffusi sul Monte Kenya, danneggiando la qualita’ dell’acqua destinata a Nairobi, la capitale. Allo stesso modo le foreste che circondano Istanbul, in Turchia, sono interessate dal problema di costruzioni abusive, politiche di utilizzo della terra inadatte e conflitti di competenza tra autorita’ locali e nazionali. Negli ultimi 100 anni la popolazione mondiale e’ triplicata (ha superato i 6 miliardi) mentre il consumo di acqua potabile e aumentato di sei volte. Oggi i problemi legati alla fornitura d’acqua causano la morte di milioni di persone ogni anno, e nelle aree urbane con inadeguata fornitura di acqua dolce e carenza di misure igieniche e sanitarie il tasso di mortalita’ infantile supera di 10-20 volte la norma. Lo studio, inoltre, sottolinea anche come questi problemi siano destinati ad aumentare in futuro, dato che attualmente circa la meta della popolazione mondiale vive in citta’ e che questo fenomeno e in continua crescita. Secondo il rapporto le citta’ in cui le aree protette sorgono su bacini idrici e aree idrografiche sono Roma, Budapest e Amburgo. Milano invece attinge acqua potabile da sistemi acquiferi estesi per 400 km non compresi in aree protette. ”Conservare integre le aree idrografiche per garantire la fornitura d’acqua rappresenta un ottimo esempio di come investire nella tutela dell’ambiente possa portare benefici sia all’uomo che alla natura” afferma David Cassels, esperto sulle risorse forestali della Banca Mondiale. ”Per molte citta’ non c’e piu’ tempo da perdere. Proteggere le foreste in aree idrografiche sta diventando una necessita’. Quando le avremo perse, i costi di fornitura dell’acqua alle aree urbane aumenteranno in modo drammatico”. Il WWF chiama in causa i governi per aumentare gli sforzi nella protezione delle aree idrografiche se si vuole ridurre la poverta’ e dimezzare il numero di persone che non hanno un accesso adeguato alle risorse idriche entro il 2015, come stabilito nel 2002 durante il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile. (ANSA). RED

SCO e Linux su Repubblica

Tratto da un messaggio dalla mailing list discussioni@softwarelibero.org

Il supplemento economico di Repubblica pubblica con discreto risalto un intervista al Ceo di Sco. Le argomentazioni sembrano addirittura più
generiche e fuddose del solito e purtroppo senza contestazioni o contestualizzazione da parte del giornalista.
Nella stessa pagina si trova un altro pezzo che riporta le reazioni alle mosse Sco: da parte di Dell, Ibm e della comunità. Però il titolo è ingannevole
perchè lascia intendere invece che si parli del passaggio di Linus a OSDL.

Il senso dell’intervista si può riassumere in questo brano:
«Oggi Linux è un derivato illegale di Unix, gli somiglia moltissimo, e gli utilizzi sono ormai gli stessi. Il fatto di introdurre un oggetto gratuito che è l’equivalente di un oggetto commerciale, distrugge il valore di quest’ultimo. Con queste violazioni contrattuali si è resa disponibile una tecnologia gratuita equivalente a una tecnologia che ha alle spalle vent’anni di costosi investimenti e perfezionamenti, che vanno adeguatamente retribuiti. E’ una pratica anticompetitiva, un dumping esasperato e disonesto»

http://www.repubblica.it/supplementi/af/2003/09/08/multimedia/015scocco.html
http://www.repubblica.it/supplementi/af/2003/09/08/multimedia/015linnux.html

Come dire che Ford ha costruito le prime automobili, e che non è giusto che ora ne esistano altre, che fanno le stesse cose e sono utilizzate per lo stesso motivo.
In realtà la situazione è ben diversa: Linux è un prodotto a sè stante, non una semplice copia di Unix. Linux è un prodotto che è stato scritto da zero, con il contributo di migliaia di volontari, che hanno prodotto qualcosa che è solo simile nell’interfaccia con l’utente.
Si guida allo stesso modo, ma il motore, la carrozzeria, i consumi, il costo, i sedili e tutto il resto sono diversi. E la comunità Linux non deve proprio nulla a SCO, come la Fiat non paga i diritti per la costruzione delle sue automobili alla Ford.

Speriamo che Repubblica smetta di pubblicare articoli di informatica solo sotto pagamento di sponsorizzazioni aziendali, e che trovi qualche giornalista competente che sappia giudicare quello che gli dicono di scrivere.

Ogm, il mais va distrutto

Respinto il ricorso delle multinazionali contro l’eliminazione delle coltivazioni transgeniche. La Regione avvia la procedura per rivalersi dei danni con i responsabili della diffusione delle sementi biotech
Il Tar del Piemonte ha respinto ieri la richiesta di sospensione del provvedimento con cui la Regione Piemonte ha ordinato la distruzione del mais geneticamente modificato coltivato illegalmente sul proprio territorio. Si tratta del secondo pronunciamento del Tribunale contro i ricorsi presentati dalle multinazionali delle sementi e da alcuni agricoltori.
Campi Ogm
Una terza udienza è stata fissata per dicembre.

Nel primo caso, in luglio, il Tar aveva deciso per la non urgenza della richiesta avanzata dalle multinazionali. Ieri ha stabilito di non applicare alcuna sospensiva, considerato anche il fatto che la distruzione del mais ogm è comunque già avvenuta. In dicembre entrerà nel merito della decisione presa dal presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, quando ha ordinato la distruzione del mais ogm.

Nel frattempo a ricorrere contro la Regione sono rimaste le sole multinazionali. Gli agricoltori, ha sottolineato il direttore della Sanità pubblica del Piemonte Mario Valpreda, si sono ritirati dopo che la Regione ha stanziato le somme necessarie a rimborsare i danni da loro subiti.

L’8 agosto scorso la Regione Piemonte ha infatti deliberato di indennizzare i coltivatori che hanno dovuto fare distruggere i raccolti. Per i rimborsi sono stati stanziati 500 mila euro,
equivalenti a circa 1250 euro per ogni ettaro estirpato. Nel frattempo, ha detto Valpreda, la Regione sta avviando la procedura per rivalersi dei danni direttamente con i responsabili della diffusione delle sementi di mais geneticamente modificato.

Ecco il link alla notizia su http://www.lanuovaecologia.it/ http://www.lanuovaecologia.it/iniziative/fiere/2025.php

Presentazione del Rapporto della Commissione sul software a codice sorgente aperto nella P.A.

La presentazione si terrà il 10 settembre 2003 in via Salaria 113, presso il Centro congressi dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza
nella Pubblica Amministrazione sul software a codice sorgente aperto.
Il programma e l’invito si trovano a questo indirizzo:
http://www.innovazione.gov.it/ita/eventi/allegati/invito_030910.pdf

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