Società

I nemici del non profit

VITA non profit online [ARTICOLO: “I nemici del non profit”]

L’hanno firmata oltre 60mila italiani e l’hanno sostenuta oltre 6mila associazioni, considerandola una legge necessaria non solo al non profit, ma anche a una nuova ipotesi di Welfare. Evidentemente, non la pensano così i parlamentari della commissione Bilancio che oggi hanno respinto la proposta di legge +Dai -Versi, promossa oltre un anno fa da realtà come il Summit della Solidarietà, il Forum Nazionale del Terzo Settore, il comitato editoriale di Vita.

Benzina alle stelle? Basta riciclare la plastica…

Da Repubblica:

Dalla Polonia un sistema per produrre – al ritmo di 500 litri di combustibile all’ora, la normale “verde”

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i prodotti in plastica gettati via dopo il loro uso (dalla pellicola trasparente per coprire i cibi alle bottiglie dell’acqua o del latte fino ai pezzi di paraurti delle autovetture), vengono fatti sciogliere lentamente e gradualmente (perché non si carbonizzino) in un reattore catalitico a temperature che arrivano fino a 400 gradi. La materia prima diventa liquida e, grazie alla catalizzazione attraverso un composto di alluminio, si trasforma in vapore di idrocarburi, simili a quelli presenti nel petrolio o nel gas naturale. Il prodotto finale, anche gli scarti, non è inquinante per l’ambiente. Rispetto a esperimenti simili condotti in Giappone e Germania, la macchina del polacco funziona senza bisogno di ricorrere all’alta pressione, e non puzza.

Dopo il raffreddamento si ottiene carburante liquido che la società di Tokarz consegna a due raffinerie polacche. Nella distillazione finale si ottengono fino al 18% di benzina ed al 47% di olio combustibile.

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Il procedimento che l’articolo descrive, se funziona nella maniera resa pubblica eliminando le sostanze nocive derivanti dalla trasformazione in combustibile della plastica, potrebbe essere una alternativa valida all’incenerimento per alcuni tipi di plastiche. Sempre che il procedimento sia economico e la resa sia maggiore alle spese energetiche, cosa tutt’altro che scontata.
In ogni caso la dipendenza dal petrolio rimane, e non mi pare che si possa accostare in nessun modo come soluzione al problema del rincaro del prezzo al barile della materia prima, comunque necessaria per la produzione di plastica (anche se il doppio uso, rende maggiormente efficiente il ciclo).

Se funziona come dice, il polacco diventerà ricco. Io lo spero, ma non ci scommetterei sopra.

Salviamo Monte Greco, nel Parco nazionale d’Abruzzo

I progetti per la costruzione di una serie di impianti e di piste da sci rischiano di compromettere gli ambienti più selvaggi e incontaminati del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, la cui importanza naturalistica è riconosciuta in tutto il mondo.

Il progetto per la realizzazione di 7 impianti di risalita, di una nuova strada e di un parcheggio per tremila posti auto su Monte Greco andrà a stravolgere una delle più belle e solitarie montagne dell’Appennino, nella Zona di Protezione Esterna del Parco e al centro dell’areale dell’Orso bruno.
Per collegare le stazioni sciistiche di Pescasseroli, Scanno e Roccaraso si vogliono infatti realizzare nel cuore del Parco decine di chilometri di impianti con centinaia di piloni, strade di penetrazione con il taglio di migliaia di faggi secolari. Il tutto a circa 2.000 metri di quota, in un’area che ospita il secondo lago più alto dell’Appennino, il Lago Pantaniello.

Cemento, piloni e sbancamenti sono incompatibili con la vita di lupi, orsi, aquile reali e di centinaia di specie di piante rarissime che solo nel Parco trovano rifugio. Un patrimonio unico di livello mondiale che non può essere svilito per il profitto di poche società private.

Il WWF sta raccogliendo firme per l’appello a non realizzare questo progetto, per lasciare intatta la montagna ed il suo enorme patrimonio faunistico: vi invito a sottoscriverlo. Finora sono state raccolte 10’000 firme, numero che certamente è destinato ad aumentare, grazie anche alle numerose iniziative promosse dall’associazione.

Sul sito del WWF Abruzzo è stato pubblicato, inoltre, un articolo che spiega nel dettaglio cosa si vuole realizzare, grazie anche a 4o miliardi di vecchie lire di finanziamento pubblico, ed i danni che questo progetto porterà all’ambiente circostante.

Questa sera la terribile verità all’Area Sismica di Ravaldino

Del grande Michael Moore, premio oscar per Bowling a Columbine, una serie tv che ha fatto scalpore per le sue accuse sulle ipocrisie degli USA e sulla corruzione della società statunitense.
Ingresso libero, Venerdì 14 Maggio inizio ore 22,30, Area Sismica, Ravaldino in Monte
Per ulteriori informazioni: 0543493117
Per sapere qualcosa di più su “The awful Truth” un articolo su L’unione Sarda

Articolo su un giornalino universitario

Scrivo qui in anteprima un articolo che ho scritto per un giornalino universitario. Se avete commenti o correzioni, le accetto molto volentieri! Se volete potete utilizzarlo, modificarlo e riprodurlo, a patto che sia sempre citata la fonte originale (l’articolo, come il resto di questo blog, è rilasciato con licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike ).

Il ruolo dell’informatica nella democrazia partecipativa

Alzi la mano chi non si dichiara democratico. Avessi davanti cento persone, credo che potrei vedere una platea di mani incrociate.

Spesso, però, dietro alle singole parole esiste un significato che scompare, con l’uso quotidiano e non ragionato dei termini.
Basterebbe un dizionario, strumento di sapienza arcana ormai caduto in estremo disuso, per comprendere una cosa molto importante: noi non viviamo e non stiamo appoggiando una vera democrazia. In un momento nel quale si cerca di esportare la democrazia, come fosse un prodotto commerciale, addirittura con l’uso della forza militare, si è totalmente perso il suo significato.
Questo termine deriva da una parola greca, demos, che stava ad indicare il popolo libero, dal quale quindi era escluso il vasto gruppo degli schiavi.
Nel V secolo a.C. , il popolo (demos) aveva la possibilità di partecipare direttamente alla vita politica ed al governo delle cose pubbliche, sulla base dell’idea che un artigiano fosse membro della comunità al pari di un aristocratico.
Democrazia, quindi, significa in primo luogo che il governo degli affari pubblici è esercitato dal popolo. Con il tempo questo sistema si è tramutato, ed il significato originale è nel dizionario alla voce “democrazia diretta”. Democrazia è ora sinonimo di partecipazione politica attraverso un voto, dato ad una classe di politici di professione.
Questo cambiamento, però, non è affatto trascurabile. La democrazia rappresentativa è fallimentare, se l’obbiettivo che la società si pone è un governo che curi con lo stesso impegno gli interessi di tutti i cittadini.

Spostando la responsabilità di governo dai cittadini ad una élite di rappresentanti, si crea un’apatia politica che porta al completo disinteresse della gente alle questioni che li riguardano direttamente. Fatto salvo qualche caso sporadico, il cittadino viene coinvolto solo per le elezioni, momento in cui i candidati di questa élite cercano consensi nelle maniere più insensate possibili. Promettendo progetti irrealizzabili, facendo bassa demagogia, dicendo frasi brevi e senza senso, che vengano trasportate da bocca in bocca, come un assurdo gioco del telefono, per raccogliere voti.
Un cittadino interessato alla vita politica vale un voto, una piazza è un grosso insieme di voti, un programma televisivo rappresenta un potenziale potentissimo di firme.
Ma si può considerare una croce su un foglio, basata su considerazioni da slogan, una partecipazione politica? I cittadini dei nostri cari amati paesi, partecipano alla vita politica? Se chiedete ad una persona qualsiasi, presa a caso, se è un politico, risponderà affermativamente?
Se la risposta a questa serie di domande è sempre no, e siete convinti di quello che state pensando, allora allo stesso tempo state anche affermando che in questo momento non viviamo una vera e propria democrazia. Prima di esportarla con le bombe ed i kalashnikov, quindi, sarà bene sistemarla, rattopparla e darle un senso.
Questo problema è al centro dell’attenzione dei movimenti, che nel mondo ed in Italia stanno analizzando il funzionamento del sistema di gestione politica, per vedere se è proprio nella struttura delle decisioni che risieda il marcio che contamina tutte o quasi le decisioni che vengono portate avanti.
In Italia, in particolare, siamo in una situazione tremenda. Le leggi vengono approvate attraverso il sistema dei decreti, spesso saltando il dialogo imposto dal parlamento, dove comunque non si tratta mai a fondo ed in maniera distaccata di nulla.
Si può tornare indietro? Avere un sistema diverso, più equo? Probabilmente esiste un modo, rappresentato dalle possibilità offerte dai nuovi sistemi di comunicazione e di collaborazione.
Se col tempo sono spariti i luoghi in cui parlare di politica e pensare alle soluzioni, si può creare uno spazio che sia aperto alle discussioni, ventiquattro ore su ventiquattro, con dove ognuno possa entrare secondo le sue necessità ed orari.

Serve un modo per aprire canali di partecipazione politica, dove i pareri dei cittadini che si interessano su alcuni temi possano esprimere le loro proposte e le loro opinioni, ed i “politici di professione” esercitino realmente una rappresentatività che non si limiti al voto. Una politica nuova, partecipativa, è possibile.
Alcuni esperimenti di questo tipo, in rete, sono stati aperti ed utilizzati con i primi successi. La comunità di sostenitori del software libero, ad esempio, ha messo in piedi una proposta per i candidati alle prossime elezioni europee ed amministrative, che include temi come la proprietà intellettuale, la condivisione della conoscenza, l’utilizzo ragionato delle risorse monetarie delle nostre amministrazioni. Attraverso un particolare strumento di pubblicazione su un sito internet, infatti, è possibile per tutti dare il proprio contributo, aggiungendo una frase, ridiscutendo un punto delle proposte, per arrivare in conclusione ad un documento che sia frutto di un lavoro di più persone.

L’idea a mio parere è molto buona ed andrebbe estesa anche nelle varie città: si potrebbe creare un punto d’incontro per le proposte ragionate, su alcuni temi importanti come la pace, la gestione dei rifiuti e delle strutture pubbliche, dove i cittadini possano esprimere i loro pareri, studiare bene il problema (superando le canoniche 5 dei titoli di giornale), vedere documenti ufficiali e scrivere mozioni.

Una volta conclusa una discussione, il testo potrebbe essere presentato ai partiti, e tracciare il percorso che attraverso gli organi istituzionali compie la proposta. L’operato dei partiti e dei rappresentanti politici, quindi, subirebbe un controllo continuo proprio sulle tematiche che i cittadini ritengono più importanti, verrebbe pubblicato un resoconto periodico di quello che i rappresentanti hanno fatto, ed alla fine si garantirebbe un dialogo continuo per una gestione migliore possibile.
L’idea non è irrealizzabile, lo dimostra un esperimento che ho inserito proprio nella mia pagina personale (che trovate all’indirizzo www.alessandroronchi.net/wiki/wiki/tiki-index.php ), dove diverse persone hanno già contribuito con loro proposte ed idee, messe al giudizio critico e costruttivo dei visitatori.

Uno strumento di questo tipo, che per ora rimane un esperimento, tramite le associazioni, i comitati, le scuole e non ultimi gli stessi cittadini, potrebbe essere un catalizzatore di proposte, e se raggiungesse abbastanza consensi, i partiti sarebbero motivati ad incentivare il dialogo.
Se l’idea di mettere in piedi una democrazia diretta, dove i cittadini decidono su tutto senza distinzione di ruoli, è un po’ troppo anacronistica, probabilmente il passaggio verso una partecipazione, richiesta a gran voce da un sacco di persone attraverso movimenti e manifestazioni, è già tra le possibilità di un nostro prossimo futuro.
Un futuro dove chi vuole può decidere come amministrare la sua vita, e contribuire allo stesso tempo ad un miglioramento degli ultimi spazi comuni che ci vengono concessi.

Alessandro Ronchi
https://alessandroronchi.net/

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