Linux

Di chi sono le idee?

Nei mesi scorsi si è molto discusso sui problemi di proprietà intellettuale, di come essa vada tutelata dalle leggi, di come realizzare un giusto equilibrio che permetta ai cittadini di rispettarle e trarne giovamento. La comunità europea si è quindi messa al lavoro sulla regolamentazione dei brevetti, con particolare attenzione a quelli riguardanti il software, una delle poche parti non brevettabili secondo le leggi vigenti. Il motivo di questo improvviso interesse si può ricercare nella continua pressione di grosse multinazionali americane, che vogliono creare una uniformità di trattamento tra l’Europa e gli Stati Uniti. Negli States, infatti, è possibile brevettare il software, mentre in Europa è stato espressamente vietato dalla convenzione di Monaco del ’73, e c’è stata una forte attività di lobbying per cercare di espandere questa possibilità anche nel vecchio continente.

Questa decisione porta considerazioni economiche, culturali, politiche ed etiche, ed una trattazione seria di tutto l’argomento richiederebbe una letteratura molto più vasta di un solo articolo, per questo motivo mi limiterò a dare un mio giudizio sulle questioni etiche che stanno alla base del problema dei brevetti sul software, perché lo ritengo particolarmente interessante.

Il software altro non è che l’applicazione pratica di algoritmi e metodi matematici. Partire da un’idea diversa è sbagliato, e potrebbe trarci in inganno. Tutto quello che vediamo, dai programmi di videoscrittura ai programmi per la navigazione, sono dirette o indirette applicazioni di algoritmi matematici e paradigmi di statistica e matematica discreta. A volte lo sono indirettamente, quando il programmatore non ha realizzato l’opera utilizzando formule ed espressioni matematiche, ma in questo caso il suo lavoro poggia su quello di altri, che hanno creato le basi per facilitare il suo compito. Tutto questo è necessario per capire il motivo per il quale non è possibile brevettare il software, ma solamente proteggerlo con il copyright.

I brevetti servono per proteggere le innovazioni tecniche, dove per innovazione viene inteso un miglioramento dello stato dell’arte di un settore finalizzato alla produzione. Se invento un modo per produrre energia dall’acqua, posso proteggerla tramite un brevetto. I brevetti sul software, così come sono intesi in America, sono invece brevetti sulle idee. Un esempio può essere l’idea di barra di scorrimento, quella che utilizziamo per vedere le pagine successive di un documento, oppure l’idea di utilizzare un pulsante che richiami una funzione. Dietro questo tipo di idee non c’è una innovazione che porti alla produzione, soprattutto quando quello che si vorrebbe brevettare riguarda unicamente l’interfaccia con la quale gestiamo alcune delle caratteristiche dei computer.

Molte associazioni, tra le quali anche il Forlì Linux User Group, hanno protestato con tutti i mezzi a loro disposizione contro l’introduzione dei brevetti sul software, non con l’obiettivo di liberalizzare la copia dei programmi, già protetta ad hoc dal Copyright, ma con la viva preoccupazione che si potessero brevettare anche nel nostro paese le idee alla base dell’utilizzo dell’informatica.

Sembrerebbe folle il solo pensiero di brevettare l’idea di un volante per automobili, cosa che impedirebbe ai cittadini di cambiare automobile nel corso degli anni, ma gli analoghi riferimenti nel campo dell’informatica, forse perché ancora lontani dalla cultura popolare, non destano altrettanta preoccupazione.

E’ difficile esprimere un giudizio su chi sia il proprietario di un’idea, e se questa “proprietà” vada tutelata per incentivare l’innovazione. In America i brevetti sul software non hanno funzionato, incentivando direttamente la nascita di monopoli settoriali, a causa delle enormi spese giuridiche alle quali sono continuamente sottoposte le ditte produttrici di software (con una media di 500’000 dollari a causa, per essere precisi).

Le idee sono il frutto di un’opera collettiva, nascono e si riproducono grazie allo scambio di informazioni e all’interazione di idee diverse, che ne procreano altre che saranno alla base delle prossime. Il teorema di Pitagora non è mai stato brevettato, ma non si può dire che la diffusione di questa idea non abbia portato innovazione. Per questo l’impossibilità del libero scambio delle idee non funziona come incentivo alla loro produzione, e quasi sempre accade l’esatto contrario, che queste derivino direttamente dalla possibilità di comunicazione.

Questo è chiaro anche ai legislatori americani, che ora stanno rivalutando il problema, ma che in passato probabilmente hanno pensato più agli interessi di pochi grandi, piuttosto che al bene dei cittadini che dovevano amministrare. In Europa continuiamo a resistere alla tentazione delle grandi multinazionali, impedendo la regolarizzazione dei brevetti software, speriamo che in futuro i cittadini prendano più coscienza e si rendano conto del rischio che corrono quando ignorano questi problemi.

Il rischio di perdere la proprietà e la paternità delle proprie idee.

Linux ed il software libero

Linux, ed il software libero in generale, è al giorno d’oggi una realtà che non si può ignorare.
Anche le aziende meno innovative e meno pronte alle nuove tecnologie hanno iniziato studi di fattibilità, che nella maggior parte dei casi portano riscontri positivi ed un passaggio effettivo delle infrastrutture software.
I vantaggi di questo nuovo metodo di sviluppo, che garantisce alcune importanti libertà all’utente, sono diversi e sono stati recepiti anche dal Governo, che nelle sue “Linee guida per lo sviluppo della Società dell’ Informazione nella legislatura” consiglia alle pubbliche amministrazioni di valutare queste soluzioni. Una parte di questo documento elenca alcune motivazioni che possono spingere già ora all’utilizzo del software open source: contenimento dei prezzi, trasparenza e sicurezza, non dipendenza da un singolo fornitore, elevata riusabilità ed accessibilità per le piccole realtà di sviluppo delle economie locali.
Se il contenimento dei prezzi è un punto importante ma di immediata comprensione, un vantaggio di gran peso è proprio la sicurezza. Un famoso teorema sulla crittografia, una tecnica che permette l’invio di dati in maniera protetta, recita che nessun algoritmo di cifratura può basare la propria sicurezza sull’offuscamento del metodo utilizzato. In pratica un metodo dev’essere sicuro per proprietà intrinseche, matematicamente provate, non per il fatto che non si conosce il codice dell’algoritmo, affermando decine di anni prima della nascita di Linux che il software libero è più sicuro di quello proprietario.
Inoltre è provato che tutti i programmi contengono errori. L’unico modo per proteggersi è avere la certezza che vengano risolti nel più breve tempo possibile, cosa che avviene con il software libero e non è una regola per quello proprietario.
La Microsoft, d’altra parte, è consapevole di questi problemi, e cerca con la sua posizione per difendersi dall’avversario, portando avanti tecnologie che rendano impossibile la concorrenza sul mercato.
Intanto studi statistici affermano che il software libero viene utilizzato in un numero sempre crescente di ambiti, mostrando la volontà degli utenti di liberarsi dal giogo monopolistico, con tutti i problemi che porta con sè.

Progetto di Traduzione di testi liberi

Vi segnalo che il Forlì Linux User Group, assieme al Corso di Laurea di Interpreti e Traduttori di Forlì, sta facendo partire un nuovo progetto per la traduzione di testi distribuiti con licenze GNU FDL o Creative Commons (Preferibilmente Attribution-Share Alike con l’aggiunta eventuale di non-commercial) dall’Inglese, francese, tedesco e spagnolo all’italiano e viceversa, come lavoro di tesi o di ricerca all’interno del corso di laurea.

Per non dilungarmi troppo in inutili giri di parole, c’è la reale opportunità che studenti si mettano a tradurre gratuitamente, da e verso l’italiano, testi liberi, al posto di utilizzare testi non interessanti o vincolati da Copyright proprietari

Quello che vi chiedo, quindi, è di segnalare i vostri testi (qualsiasi lavoro, anche tecnico e difficile, che sia di venti pagine o più) che necessitano di traduzione, di segnalare testi stranieri da tradurre in Italiano o altri lavori del nostro paese che vorreste condividere con il resto del mondo.

Questa operazione di segnalazione in questo momento è raccolta in questa pagina wiki dell’associazione:
http://www.folug.org/tiki-index.php?page=TraduzioneTestiLiberi
nella quale chiunque si registri (gratuitamente) al sito può modificare a piacimento ed inserire aggiunte alla lista dei testi segnalati ed al progetto.

Aiutateci a raccogliere le segnalazioni, affinché il progetto possa partire prima possibile!

Internet: Monaco sceglie Linux schiaffo per Bill Gates

Dal sito de La Stampa un articolo molto interessante:

17 giugno 2004

FRANCOFORTE. Monaco di Baviera sbatte la porta in faccia a Bill Gates e rischia di scatenare un «effetto domino» che potrebbe scalfire il monopolio di Microsoft nel settore del software.

La capitale bavarese non ha rinnovato infatti al gruppo guidato da Bill Gates il contratto per i 14.000 personal computer dell’amministrazione comunale, decidendo di adottare, invece, il software Linux. Il consiglio comunale, riunitosi ieri a porte chiuse, ha votato con 50 voti a favore (e 29 contrari) la proposta di cambiare sistema operativo al cuore informatico della capitale bavarese, considerata peraltro il centro hi-tech per eccellenza dell’intera Germania. A pochi giorni dalla mancata acquisizione della tedesca Sap, dunque, Microsoft subisce un altro smacco nella più grande economia europea.

L’operazione è stata vagliata per oltre un anno, ha spiegato oggi il vicesindaco di Monaco, la socialdemocratica Christine Strobl, sottolineando che «Ibm e Novell hanno collaborato attivamente, supportandoci nello sviluppo di un progetto dettagliato». Adesso, ha proseguito Strobl, verrà bandita una gara a cui potranno partecipare tutti i fornitori di tecnologia Linux, uno standard cosiddetto «aperto» e di più semplice utilizzo, disponibile gratuitamente su Internet, che non
presenta problemi di compatibilità e, soprattutto, non obbliga chi lo adotta a dotarsi anche degli altri software e dei programmi prodotti da Microsoft.

La decisione della città di Monaco rappresenta il più grande «transito» a Linux della storia, ha commentato Brendan Barnicle, analista di Pacific Crest Securities, e un precedente molto importante per lo sviluppo della competizione nel settore dei personal computer tra Microsoft e Linux. Non a caso, nel commentare la notizia, Strobl ha stigmatizzato che «la nostra decisione può rappresentare un segnale per le altre amministrazioni comunali. E la reazione avuta da Microsoft lo dimostra».

Il gruppo statunitense, infatti, pur di non perdere l’importante commessa, aveva presentato un’offerta molto vantaggiosa, addirittura inferiore al prezzo degli anni scorsi, per difendere la posizione su un mercato, quello del software per i personal computer, in cui detiene una quota del 95%. Le vendite di Windows, inoltre, risultano cruciali per Microsoft poichè concorrono per circa un terzo (il 32%) al fatturato complessivo della società controllata da Gates.

Non sorprende quindi che l’amministratore delegato del colosso americano, Steve Ballmer, pochi mesi fa si sia preso la briga di andare appositamente a Monaco per cercare di convincere l’amministrazione comunale, con un’offerta molto vantaggiosa, a non passare a Linux.

mldonkey script

Per Linux esiste un’ottimo programma di peer to peer che si interfaccia a diversi canali: bittorrent, emule-edonkey, direct connect, gnutella.
Si chiama mldonkey, ed il suo funzionamento è strano, rispetto agli altri sistemi p2p: un software a linea di comando funziona da vero e proprio motore di scambio dei file, mentre ci si interfaccia tramite pagina web locale, oppure da diversi client come kmldonkey o altro ancora.
Sotto Debian si installa facendo apt-get install mldonkey-server.
Questo programma contiene solamente la parte a linea di comando e l’interfaccia web. Se si desidera installare anche una buona interfaccia classica si può cercare kmldonkey in rete.

Quello che ho trovato scomodo di questo programma è stato lo script di avvio, che controlla che ci sia un file .pid nella directory delle configurazioni, che non viene cancellato quando il software si chiude in maniera non standard (ad esempio quando il processo viene killato, o il pc si blocca).

Per questo ho creato un semplice script che controlla l’esistenza del file pid, controlla se il processo è veramente in memoria, altrimenti cancella il file.
Lo si può posizionare su /usr/local/bin, in modo che sia disponibile per tutti gli utenti.

#!/bin/bash

ps aux | grep ml | grep `cat ~/.mldonkey/mldonkey.pid `

if [ $? != 0 ]; then

rm ~/.mldonkey/mldonkey.pid
mldonkey_server

else
echo “mldonkey è già stato avviato, impossibile avviare un’altro server mldonkey”

fi

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