Diritti

Buone Feste, ma senza il botto

Rinnovo l’invito che faccio praticamente tutti gli anni, in occasione delle festività. Non acquistate petardi. Spendete in maniera diversa i vostri soldi.
Al di là della pericolosità e dell’inutilità di questi rischi, bisogna sapere che gli animali (ed in particolare i cani) soffrono molto più di noi i famosi botti.
Loro hanno un udito più sensibile del nostro e per loro il rumore dei petardi è tremendo. Per la paura ed il panico a volte si gettano dai balconi o tentano la fuga strozzandosi con il collare o rischiando di venire investiti.

L’ufficio diritti animali del comune di Roma, in collaborazione con l’Associazione volontari canile Porta Portese, ha redatto un decalogo per prevenire il più possibile questo problema, anche se la soluzione ovviamente sarebbe quella di ridurre al minimo la fonte.

1) Non mostrarsi troppo protettivi verso gli animali e non guardarli negli occhi quando scoppiano i petardi, si aumenterebbe la loro paura;

2) Tenerli in appartamento, meglio se in una stanza lontana dai rumori e in penombra, con un rifugio magari sotto al letto;

3) Minimizzare l’impatto dei botti accendendo radio o tv;

4) Non lasciarli soli in giardino o in balcone, potrebbero farsi male, scappare o buttarsi di sotto. Togliere dagli esterni gabbie di uccelli, roditori e altri animali;

5) Non tenere i cani legati a catena, potrebbero strozzarsi;

6) Passeggiare col cane saldamente al guinzaglio. Nei casi più gravi, chiedere al veterinario se tranquillizzarli con un blando sedativo o rimedi di erboristeria;

Ero forestiero e mi avete ospitato…

…Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Vangelo secondo Matteo)
Non mi sono convertito, però oggi discutendo sulle modifiche al regolamento per l’assegnazione degli alloggi popolari non ho potuto fare a meno di pensare a quanto “Cristiani” siano i gruppi politici che oggi rincorrono sulla discriminazione dei migranti (non solo stranieri) la Lega Nord. Almeno -pensavo- la Lega non pretende di essere un partito cattolico.

Oggi in Consiglio Comunale il PD assieme al consigliere Tavoletti (Rosa Bianca, ex Udeur) ha inserito come criterio per ottenere un punteggio aggiuntivo per l’assegnazione delle case popolari a Forlì l’anzianità di residenza.

Ho condiviso una proposta di emendamento, bocciata dalla maggioranza, che sostituiva gli anni di residenza con gli anni di richiesta dell’alloggio: se da 10 anni chiedi un alloggio popolare devi almeno lavorare a Forlì, visto che è un requisito di base.

Durante il dibattito ho sostenuto questo criterio per un motivo molto semplice: se da anni chiedi l’alloggio e non ti è mai stato assegnato, evidentemente hai più bisogno di uno che ne fa richiesta per il primo anno a parità di altre condizioni. Chi è stato milionario fino a 3-4 anni fa e poi si è giocato tutto al Casinò, secondo questo criterio di assoluto buon senso avrebbe avuto meno diritto di una persona che ha i requisiti per fare richiesta ma non è mai stato soddisfatto.

Inoltre introdurre l’anzianità di residenza nel Comune esclude tutte le persone più sfortunate che abitano nelle frazioni a metà tra due comuni. Gli abitanti del Comune di Ravenna che abitano a Casemurate e che possono fare richiesta a Forlì perché lavorano nella nostra città avranno meno diritti del loro vicino di casa che abita a meno di 200 metri ma risiede di fatto nel Comune di Forlì.

Poi ho parlato anche della necessità di studiare a fondo i criteri per la valutazione del reddito e del nucleo familiare. Un motivo di premio oggi è l’essersi separato ed aver dovuto lasciar casa. Questo però comporta la possibilità di fare separazioni finte per acquisire il diritto all’alloggio. Lo stesso vale per il reddito, calcolato sul valore ISEE: ci sono coppie che si dividono o non si sposano perché perderebbero punti per l’assegnazione di posti all’asilo nido o alloggi pubblici.

Il problema semmai è un altro. Questi criteri erano stati approvati dal Consiglio nel Dicembre 2006. Cosa è cambiato da allora? Oggi è stato sdoganato il razzismo nei confronti degli stranieri, e con questa delibera il PD voleva strizzare l’occhio a questo elettorato, in vista delle prossime elezioni amministrative.

La Giusta Misura per uscire dalla Crisi

In questo clima di crisi economica i furbetti tentano di sfruttare il panico per fare, come al solito, i propri interessi, seguiti da chi, al governo del territorio o del nostro Paese, si trova a dover proporre soluzioni per uscirne.

Recentemente il Governo ha limitato le possibilità per i privati e le imprese di ottenere incentivi e detrazioni sugli interventi per il risparmio energetico.

Nello stesso tempo ha parlato della necessità di aumentare i consumi, senza parlare di cosa e come si debba consumare in una società sostenibile economicamente ed ecologicamente tentando, invano, di tornare ad un sistema che strutturalmente non si regge in piedi.

Dalla concorrenza al ribasso su prezzi e diritti di chi lavora, alla rincorsa alla disoccupazione, allo sfruttamento di tutte le risorse come se fossero infinite ed a costo zero.

Se c’è un insegnamento che dovremmo trarre da questa situazione è proprio il segnale chiaro della necessità di regole sensate ed uguali per tutti, di una economia che si basa sulle reali necessità e disponibilità del territorio, di risparmio nell’uso delle risorse che sono finite e non rinnovabili.

E’ per questo che il taglio agli incentivi alle energie alternative ed al risparmio energetico è una iniziativa gravissima e stupida: se c’è una cosa che deve crescere, in tutto il Pianeta, è proprio il lavoro che porta alle famose tre sostenibilità: sociale, economica ed ambientale.

Lo stesso vale per il contesto locale, nel quale la crisi rischia di diventare il pretesto con il quale concedere sfruttamento del territorio senza regole ed in maniera discrezionale, non uguale per tutti.

In questo momento devono essere date possibilità di crescita alle aziende che intendono investire sul territorio, ma allo stesso tempo si deve fare molta attenzione alla speculazione, che è una delle cause del crollo dei mercati finanziari.

Il passato recente dimostra che i nostri dubbi erano fondati, che costruire più del necessario non porta solo problemi ambientali e sociali ma alimentano anche bolle che, allo scoppio, mettono in crisi soprattutto i più deboli.

Oggi chi crede che l’ambiente sia un costo da tagliare in momenti di ristrettezze economiche, purtroppo non ha compreso le grandi occasioni che abbiamo perso e stiamo perdendo.
Se avessimo lavorato di più in passato sul risparmio energetico avremmo creato posti di lavoro non delocalizzabili in Cina, pagati senza continui sostegni pubblici ma con il taglio dei consumi di fonti fossili provenienti quasi esclusivamente dall’estero, ed allo stesso tempo migliorando la qualità del nostro Paese.

Il Sole ed il Vento non salgono di prezzo da un anno all’altro, al contrario del Petrolio.
Lo stesso ragionamento si può fare per l’acqua, che da bene comune si vuole trasformare in risorsa privata, per i rifiuti che gettiamo e bruciamo e che rappresentano uno spreco continuo di materie prime che importiamo dall’estero.

Purtroppo questa concezione di una economia nuova, di cui ha recentemente trattato un bell’articolo sul Sole 24 Ore (non proprio un quotidiano ecologicamente estremista) e che ha giustamente riempito la campagna elettorale di Obama, è totalmente sconosciuto a tutti i partiti oggi presenti nel nostro Parlamento.

Mentre sulle sciocchezze si possono inscenare teatrini, sul ritorno al nucleare, sulle opere inutili e su tante altre questioni che oggi dovrebbero prendere una strada diversa assistiamo a continui inciuci e strette di mano sottobanco.
Oggi più che mai è necessario un cambiamento, un passaggio verso la giusta misura delle cose, non ad una crescita fine a sè stessa dei consumi. Altrimenti non usciremo dalla crisi, ed a questa continueranno a seguirne ciclicamente altre.

Aggiornamento: potete leggere dettagli sull’iniziativa del Governo su Senamion

Il Diritto alla vita non è un dovere ad ogni costo

E’ chiaro che qui non si fa il tifo per la morte di nessuno. Però credo che si debba discutere in maniera molto laica sulla vicenda di Eluana Englaro, perché questo caso specifico apre un dibattito sui diritti che è necessario affrontare e generalizzare.

La morte di Eluana poteva essere totalmente indolore e priva di attenzioni mediatiche. Bastava trovare una struttura consenziente: siamo in Italia e le leggi sono semplici indicazioni di massima. Questa battaglia intrapresa dal padre di Eluana è invece una battaglia sul diritto: se la sua intenzione fosse stata quella di disfarsi del problema, avrebbe trovato altre scorciatoie.

16 anni di battaglie legali, chissà quali sofferenze personali e quanti soldi spesi in avvocati.
Pensate a quanto è estenuante un percorso di questo tipo.

La giusta misura sarebbe stata la possibilità per Eluana di scrivere nel proprio testamento biologico la volontà di non rimanere in stato vegetativo permanente (e lo avrebbe fatto). A quel punto, trascorso un tempo ragionevole, i medici avrebbero potuto porre fine alla sua vita con metodi certamente migliori.

Questa possibilità è stata negata anche per le pressioni molto forti nei confronti delle istituzioni chiamate a decidere. Così si è dovuta trovare la scappatoia della sospensione della somministrazione di acqua e cibo.

Ritengo quindi che ci sia un po’ di ipocrisia in tutta la battaglia contro la decisione della cassazione, oggi appesa alle modalità della morte di Eluana. Ognuno dovrebbe poter decidere per sè, nel rispetto dei diritti degli altri, oppure si smetta di parlare di libertà (parola molto utile solo quando ci sono interessi economici).

Un’altra ipocrisia sta nelle spese e nelle doppie misure. Siamo sicuri che la giusta misura sia tenere in vita la Englaro contro la sua volontà, piuttosto che destinare quelle migliaia di euro l’anno per il suo mantenimento a paesi dove con 1€ al giorno un bambino riesce a mangiare?
La vita di Eluana in questo stato è più importante di quella delle persone che muoiono al lavoro per mantenere il nostro stato di vita?
Perché lo stesso accanimento non si vede quando si parla delle missioni di Guerra?

Siamo sicuri che tutto questo sia dovuto veramente all’amore per la vita? Non c’è forse il dubbio che un po’ di questa forza derivi dalla gestione di gran parte delle strutture private nelle quali queste persone sono mantenute?

PER USCIRE DALLA CRISI CON I VERDI IN EUROPA NELLE CITTA’ NEL PAESE

DOMENICA 23 NOVEMBRE 2008, ORE 10 – 17
BOLOGNA, SALA SILENTIUM QUARTIERE SAN VITALE
vicolo Bolognetti, 2
(dalla stazione ferroviaria autobus n° 32 Porta San Vitale)

Scarica l’invito e mandalo agli amici!

Economia, diritti, informazione

confronto aperto per IL PROGETTO ECOLOGISTA con molti “se” e molti “ma”

Alle ore 13/13,30 pranzo con piatti a base di ingredienti biologici; il costo di un menù completo è tra i 10 e i 15 euro.
Chi intende usufruire del pranzo è pregato di comunicarlo via email a pamela.meier@alice.it

LEGGI E FIRMA IL MANIFESTO DI CONVOCAZIONE E PRIMI FIRMATARI

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