Società

Che cos’è il software libero

Il software libero (a volte chiamato con il termine inglese Open Source, anche se non sono esattamente sinonimi) è una novità nel campo dello sviluppo dei programmi per computer e del lavoro nel campo della produzione di beni immateriali. Una novità che viene introdotta gradualmente nelle aziende e nelle amministrazioni d’Italia e del Mondo già da qualche anno, ma che solo ultimamente sta riscuotendo la giusta attenzione anche dai non addetti ai lavori.
L’innovazione che porta deriva dalla licenza d’uso che accompagna qualsiasi applicativo che possa definirsi software libero, la General Public License (GPL). Questa licenza d’uso permette la copia e la distribuzione dei sorgenti del programma, che sono il “metodo” con il quale il programma è ottenuto.

Da questa licenza derivano queste immediate conseguenze:
1.Chiunque può modificare un software esistente distribuito con la licenza GPL, e ridistribuirlo anche a pagamento, purché fornisca a sua volta i sorgenti del suo lavoro
2.Chiunque può ridistribuire il software, sia gratuitamente che a pagamento, anche se non ne detiene il Copyright. Il cliente, pertanto, può diventare a sua volta produttore e rivenditore.
Tutto questo, che all’apparenza può sembrare uno svantaggio per lo sviluppatore, che di fatto “dona” il suo lavoro e ne permette la distribuzione gratuita, porta al proprietario del software diversi vantaggi:
1.L’aiuto di altre persone, che avendo a disposizione i sorgenti modificano, aggiornano e migliorano il prodotto iniziale. Queste modifiche sono obbligatoriamente rilasciate con la stessa licenza del prodotto iniziale, ed il primo programmatore gode di tutte le successive modifiche da parte di altri, gratuitamente. Il software ha così uno sviluppo “comunitario”: tutti lavorano assieme per migliorare e creare qualcosa di nuovo.
2.L’avere a disposizione il sorgente porta maggiore sicurezza, perché i problemi sono riconosciuti molto più velocemente. Spesso, quindi, il software libero è più sicuro di quello proprietario (questo termine indica tutto il software non libero).
Dalle “Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società dell’ Informazione nella legislatura”:

« I prodotti open source (per caratteristiche intrinseche derivanti dalle stesse modalità di sviluppo e di evoluzione) determinano vantaggi in termini di: contenimento dei prezzi, trasparenza (e quindi sicurezza) , non dipendenza da un singolo fornitore, elevata riusabilità , accessibilità per le piccole realtà di sviluppo (economie locali) .» (1)

L’esempio più famoso di software libero è il sistema operativo Linux, che sta raggiungendo sempre maggiore successo in tutto il mondo. Molte nazioni, nel mondo, stanno programmando il passaggio negli uffici da sistemi Windows a Linux, grazie ai numerosi vantaggi che esso porta.

Grandi aziende multinazionali come IBM, SUN, APPLE, HP e altre ancora stanno investendo milioni di dollari in tecnologie basate sul software libero, consapevoli del ritorno economico in termini di vendita dell’hardware e dei servizi che ne derivano.

Moltissime piccole e medie aziende e cooperative sono nate per vendere servizi e personalizzazioni basate sul software libero. Grazie alla disponibilità dei sorgenti chiunque può basare il proprio business ed offrire servizi, anche in competizione con le grosse multinazionali, che non riescono a coprire tutte le esigenze a basso livello. Questo aspetto positivo è un grosso vantaggio per l’economia locale e le piccole e medie aziende di una realtà provinciale: grazie alla domanda di software libero, si favorisce la nascita di un’offerta locale che sposta completamente il ruolo dei consulenti informatici da semplici rivenditori di prodotti esteri a produttori essi stessi di soluzioni. Soluzioni informatiche che forniscono un grado di soddisfazione del cliente maggiore, grazie all’estrema flessibilità ed adattabilità, nonché vicinanza anche geografica con la domanda. La scelta dell’uso e di acquisto di software libero, quindi, è anche una scelta che favorisce un’economia locale rispetto all’importazione, con una conseguente diminuzione dei costi.
Se da un lato le soluzioni Open Source valorizzano il lavoro locale, dall’altro la possibilità di trasferire i beni immateriali prodotti da una parte all’altra del mondo con spese molto inferiori al valore tramite le reti informatiche rende possibile uno scambio di conoscenze e di lavoro veramente globale. Il lavoro prodotto è di proprietà di tutti, le competenze di ognuno sono a disposizione per risolvere nuovi problemi e necessità. Il business delle aziende legate a questi sistemi, quindi, si sposta dalla vendita di un prodotto all’assistenza per le eventuali personalizzazioni. Un modo diverso di pensare al lavoro che mette sullo stesso piano di fronte al cliente multinazionali del software e liberi professionisti che lavorano come singoli consulenti.

Il software libero viene fornito senza costi di licenza, ed il costo totale di un laboratorio o di un ufficio amministrativo con utilizzo di software libero è di gran lunga minore se confrontato con l’utilizzo di software proprietario. Molto semplicemente, moltissime aziende stanno introducendo Openoffice.org∞ al posto del più costoso Microsoft Office.

Il passaggio può essere svolto anche in maniera graduale, grazie all’interoperabilità delle soluzioni open source.

Una realtà che preveda l’utilizzo di software libero non dipende da un solo fornitore, ed è libera di scegliere l’offerta migliore in ogni occasione. Attualmente accade il contrario, ed i fornitori tendono a legare le aziende ai loro programmi, impedendone l’abbandono ed aumentandone spesso i costi.
Per chi volesse utilizzare software libero, può rivolgersi all’associazione culturale FOLUG (http://www.folug.org) che aiuta gratuitamente gli interessati ad avvicinarsi alle risorse disponibili e riunisce tra i soci molti dei professionisti che lavorano con il software libero tutti i giorni.

Linux ed il software libero

Linux, ed il software libero in generale, è al giorno d’oggi una realtà che non si può ignorare.
Anche le aziende meno innovative e meno pronte alle nuove tecnologie hanno iniziato studi di fattibilità, che nella maggior parte dei casi portano riscontri positivi ed un passaggio effettivo delle infrastrutture software.
I vantaggi di questo nuovo metodo di sviluppo, che garantisce alcune importanti libertà all’utente, sono diversi e sono stati recepiti anche dal Governo, che nelle sue “Linee guida per lo sviluppo della Società dell’ Informazione nella legislatura” consiglia alle pubbliche amministrazioni di valutare queste soluzioni. Una parte di questo documento elenca alcune motivazioni che possono spingere già ora all’utilizzo del software open source: contenimento dei prezzi, trasparenza e sicurezza, non dipendenza da un singolo fornitore, elevata riusabilità ed accessibilità per le piccole realtà di sviluppo delle economie locali.
Se il contenimento dei prezzi è un punto importante ma di immediata comprensione, un vantaggio di gran peso è proprio la sicurezza. Un famoso teorema sulla crittografia, una tecnica che permette l’invio di dati in maniera protetta, recita che nessun algoritmo di cifratura può basare la propria sicurezza sull’offuscamento del metodo utilizzato. In pratica un metodo dev’essere sicuro per proprietà intrinseche, matematicamente provate, non per il fatto che non si conosce il codice dell’algoritmo, affermando decine di anni prima della nascita di Linux che il software libero è più sicuro di quello proprietario.
Inoltre è provato che tutti i programmi contengono errori. L’unico modo per proteggersi è avere la certezza che vengano risolti nel più breve tempo possibile, cosa che avviene con il software libero e non è una regola per quello proprietario.
La Microsoft, d’altra parte, è consapevole di questi problemi, e cerca con la sua posizione per difendersi dall’avversario, portando avanti tecnologie che rendano impossibile la concorrenza sul mercato.
Intanto studi statistici affermano che il software libero viene utilizzato in un numero sempre crescente di ambiti, mostrando la volontà degli utenti di liberarsi dal giogo monopolistico, con tutti i problemi che porta con sè.

Benzina alle stelle? Basta riciclare la plastica…

Da Repubblica:

Dalla Polonia un sistema per produrre – al ritmo di 500 litri di combustibile all’ora, la normale “verde”

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i prodotti in plastica gettati via dopo il loro uso (dalla pellicola trasparente per coprire i cibi alle bottiglie dell’acqua o del latte fino ai pezzi di paraurti delle autovetture), vengono fatti sciogliere lentamente e gradualmente (perché non si carbonizzino) in un reattore catalitico a temperature che arrivano fino a 400 gradi. La materia prima diventa liquida e, grazie alla catalizzazione attraverso un composto di alluminio, si trasforma in vapore di idrocarburi, simili a quelli presenti nel petrolio o nel gas naturale. Il prodotto finale, anche gli scarti, non è inquinante per l’ambiente. Rispetto a esperimenti simili condotti in Giappone e Germania, la macchina del polacco funziona senza bisogno di ricorrere all’alta pressione, e non puzza.

Dopo il raffreddamento si ottiene carburante liquido che la società di Tokarz consegna a due raffinerie polacche. Nella distillazione finale si ottengono fino al 18% di benzina ed al 47% di olio combustibile.

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Il procedimento che l’articolo descrive, se funziona nella maniera resa pubblica eliminando le sostanze nocive derivanti dalla trasformazione in combustibile della plastica, potrebbe essere una alternativa valida all’incenerimento per alcuni tipi di plastiche. Sempre che il procedimento sia economico e la resa sia maggiore alle spese energetiche, cosa tutt’altro che scontata.
In ogni caso la dipendenza dal petrolio rimane, e non mi pare che si possa accostare in nessun modo come soluzione al problema del rincaro del prezzo al barile della materia prima, comunque necessaria per la produzione di plastica (anche se il doppio uso, rende maggiormente efficiente il ciclo).

Se funziona come dice, il polacco diventerà ricco. Io lo spero, ma non ci scommetterei sopra.

Salviamo Monte Greco, nel Parco nazionale d’Abruzzo

I progetti per la costruzione di una serie di impianti e di piste da sci rischiano di compromettere gli ambienti più selvaggi e incontaminati del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, la cui importanza naturalistica è riconosciuta in tutto il mondo.

Il progetto per la realizzazione di 7 impianti di risalita, di una nuova strada e di un parcheggio per tremila posti auto su Monte Greco andrà a stravolgere una delle più belle e solitarie montagne dell’Appennino, nella Zona di Protezione Esterna del Parco e al centro dell’areale dell’Orso bruno.
Per collegare le stazioni sciistiche di Pescasseroli, Scanno e Roccaraso si vogliono infatti realizzare nel cuore del Parco decine di chilometri di impianti con centinaia di piloni, strade di penetrazione con il taglio di migliaia di faggi secolari. Il tutto a circa 2.000 metri di quota, in un’area che ospita il secondo lago più alto dell’Appennino, il Lago Pantaniello.

Cemento, piloni e sbancamenti sono incompatibili con la vita di lupi, orsi, aquile reali e di centinaia di specie di piante rarissime che solo nel Parco trovano rifugio. Un patrimonio unico di livello mondiale che non può essere svilito per il profitto di poche società private.

Il WWF sta raccogliendo firme per l’appello a non realizzare questo progetto, per lasciare intatta la montagna ed il suo enorme patrimonio faunistico: vi invito a sottoscriverlo. Finora sono state raccolte 10’000 firme, numero che certamente è destinato ad aumentare, grazie anche alle numerose iniziative promosse dall’associazione.

Sul sito del WWF Abruzzo è stato pubblicato, inoltre, un articolo che spiega nel dettaglio cosa si vuole realizzare, grazie anche a 4o miliardi di vecchie lire di finanziamento pubblico, ed i danni che questo progetto porterà all’ambiente circostante.

Internet: Monaco sceglie Linux schiaffo per Bill Gates

Dal sito de La Stampa un articolo molto interessante:

17 giugno 2004

FRANCOFORTE. Monaco di Baviera sbatte la porta in faccia a Bill Gates e rischia di scatenare un «effetto domino» che potrebbe scalfire il monopolio di Microsoft nel settore del software.

La capitale bavarese non ha rinnovato infatti al gruppo guidato da Bill Gates il contratto per i 14.000 personal computer dell’amministrazione comunale, decidendo di adottare, invece, il software Linux. Il consiglio comunale, riunitosi ieri a porte chiuse, ha votato con 50 voti a favore (e 29 contrari) la proposta di cambiare sistema operativo al cuore informatico della capitale bavarese, considerata peraltro il centro hi-tech per eccellenza dell’intera Germania. A pochi giorni dalla mancata acquisizione della tedesca Sap, dunque, Microsoft subisce un altro smacco nella più grande economia europea.

L’operazione è stata vagliata per oltre un anno, ha spiegato oggi il vicesindaco di Monaco, la socialdemocratica Christine Strobl, sottolineando che «Ibm e Novell hanno collaborato attivamente, supportandoci nello sviluppo di un progetto dettagliato». Adesso, ha proseguito Strobl, verrà bandita una gara a cui potranno partecipare tutti i fornitori di tecnologia Linux, uno standard cosiddetto «aperto» e di più semplice utilizzo, disponibile gratuitamente su Internet, che non
presenta problemi di compatibilità e, soprattutto, non obbliga chi lo adotta a dotarsi anche degli altri software e dei programmi prodotti da Microsoft.

La decisione della città di Monaco rappresenta il più grande «transito» a Linux della storia, ha commentato Brendan Barnicle, analista di Pacific Crest Securities, e un precedente molto importante per lo sviluppo della competizione nel settore dei personal computer tra Microsoft e Linux. Non a caso, nel commentare la notizia, Strobl ha stigmatizzato che «la nostra decisione può rappresentare un segnale per le altre amministrazioni comunali. E la reazione avuta da Microsoft lo dimostra».

Il gruppo statunitense, infatti, pur di non perdere l’importante commessa, aveva presentato un’offerta molto vantaggiosa, addirittura inferiore al prezzo degli anni scorsi, per difendere la posizione su un mercato, quello del software per i personal computer, in cui detiene una quota del 95%. Le vendite di Windows, inoltre, risultano cruciali per Microsoft poichè concorrono per circa un terzo (il 32%) al fatturato complessivo della società controllata da Gates.

Non sorprende quindi che l’amministratore delegato del colosso americano, Steve Ballmer, pochi mesi fa si sia preso la briga di andare appositamente a Monaco per cercare di convincere l’amministrazione comunale, con un’offerta molto vantaggiosa, a non passare a Linux.

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