Servizi

MOZIONE SULLA DISPONIBILITÀ SERVIZIO INTERNET A BANDA LARGA ADSL NELLE FRAZIONI DI FORLÌ

IL CONSIGLIO COMUNALE

PREMESSO

che diverse zone del territorio comunale sono tuttora prive della possibilità di accesso ad Internet tramite connessioni ADSL nonostante numerosi cittadini abbiano segnalato di averne richiesto la copertura, più volte e secondo le procedure previste, come riportato negli ultimi tempi anche da organi di stampa locali;

che gruppi di cittadini hanno dato il via a diverse raccolte di firme per richiedere al gestore del servizio l’attivazione di questo servizio anche nelle frazioni attualmente non coperte;

CONSIDERATO

che la diffusione delle tecnologie informatiche e in particolare dell’accesso alla rete Internet costituisce uno strumento ormai imprescindibile per garantire a tutti i cittadini significative opportunità di lavoro, studio, informazione, svago, libera manifestazione del proprio pensiero (art. 21 Costituzione), effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art. 3 Costituzione);

che nel mondo del lavoro e delle professioni essa rappresenta una risorsa strategica per competere in un mercato sempre più globalizzato;

che la pluralità dei servizi e dei contenuti offerti sulla rete Internet richiede sempre più spesso connessioni stabili, veloci ed economiche, ed il servizio ADSL rappresenta una ottima soluzione per il positivo rapporto tra qualità e costi;

che la possibilità di accesso ADSL è subordinata alla copertura da parte di Telecom Italia della zona interessata con adeguati impianti;

che la mancata disponibilità di questo servizio impedisce a numerosi cittadini l’accesso ed il godimento di importanti opportunità e servizi determinando di fatto una discriminazione tra chi risiede nelle zone in oggetto e chi ha domicilio in aree meglio servite;

che questa discriminazione impedisce l’instaurazione sui territori in oggetto di nuove realtà imprenditoriali operanti in particolare nel terziario avanzato e limita fortemente le possibilità di accesso alle nuove tecnologie e di innovazione per le imprese esistenti;

ESPRIME

la propria insoddisfazione per l’attuale situazione e sollecita l’operatore telefonico a considerare prioritaria l’estensione del servizio alle frazioni in oggetto;

IMPEGNA

Il Presidente del Consiglio Comunale a trasmettere questo Ordine del Giorno all’operatore telefonico competente;

la Giunta Comunale a farsi promotore presso le sedi idonee, e in particolare presso Telecom Italia, di forme di sollecitazione e pressione e a riferire nelle forme che riterrà più opportune dell’esito di tali contatti;
la Giunta Comunale a verificare ogni possibile iniziativa per favorire la diffusione dell’accesso alla connettività a banda larga su tutto il territorio comunale;

I Firmatari:

Alessandro Ronchi, capogruppo Verdi Consiglio Comunale Forlì

ORDINE DEL GIORNO sulla COPERTURA SERVIZI A DOMANDA INDIVIDUALE

IL CONSIGLIO COMUNALE

PREMESSO

* Che i servizi a domanda individuale rappresentano un importante punto di contatto tra i Cittadini e l’amministrazione Comunale e costituiscono un insieme vasto di prestazioni pubbliche che vanno a soddisfare bisogni primari della collettività;

* Che il Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267, “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, impone di allegare al Bilancio di Previsione degli Enti Locali, per i servizi a domanda individuale, i tassi di copertura in percentuale del costo di gestione dei servizi stessi;

* Che nel Bilancio di previsione per l’anno 2005 le percentuali di copertura relative ai proventi tariffari superano in due voci e per pochi punti percentuali il 100%, a fronte di una percentuale media del 74,05%;

* Che, data l’importanza di tali servizi per il tessuto sociale della Città, si ritiene che la copertura tariffaria di un servizio a domanda individuale non debba superare le spese di gestione da parte del Comune;

IMPEGNA LA GIUNTA

* Ad attuare adeguate iniziative atte a non superare il 100% di percentuale di copertura relativa ai proventi tariffari per i servizi a domanda individuale;

* A proseguire l’azione già intrapresa sulla rimodulazione tariffaria tesa a migliorare i profili in funzione della capacità di reddito di coloro che usufruiscono dei servizi;

I Firmatari:

Alessandro Ronchi

Il software è come una torta

Immaginate la vostra nonna, che riceve dalla vicina una ricetta. La mette in pratica, vede che il risultato non è quello sperato, aggiunge un ingrediente, cambia il tempo di cottura, ottenendo un’ottima torta. Una di quelle torte che rientreranno presto nel personale bagaglio di conoscenze che l’aiuterà ad avvicinare i nipoti, avidi di dolci.

Vedete nulla di strano in tutto ciò?

Ora immaginate uno scenario di questo tipo. La nonna ottiene una torta dalla vicina, che le fa firmare un contratto di non diffusione, non modifica, di utilizzo solo personale dello scambio appena avvenuto. Perplessa, la nonna firma, e prende un pezzo di torta: non è perfetta, sa bene che qualcosa nella cottura o negli ingredienti non è stato fatto con la dovuta cura. Ma non può nulla: senza ricetta, non riesce a partire da quella torta per migliorarla, e non la può nemmeno dare ai nipoti.

Il software libero nasce dallo stesso problema, riscontrato da un gruppo di informatici, che erano infastiditi dall’impossibilità di adattare i programmi alle proprie esigenze. In più, i dati digitali hanno un costo di replicazione molto basso, cosa che rende ancora più seccante il divieto di condivisione.
D’altra parte tutta la scienza, prima di incontrare il business e la privatizzazione della ricerca, era basata sulla condivisione delle conoscenze, che permetteva il vero progresso tecnologico.

L’idea di condividere le proprie scoperte ed i propri risultati, quindi, non era affatto nuova.

Così Richard Stallman, un programmatore del MIT, decise di iniziare un nuovo progetto che prevedeva lo sviluppo di tutto un sistema operativo (GNU), che è il programma di base dei computer (due esempi sono Linux e Windows). Per fare questo, però, serviva un modo per favorire e difendere la sua creatura dagli attacchi che avrebbe ricevuto dall’esterno: se avesse lasciato tutti liberi di fare qualsiasi cosa con il programma, qualcuno avrebbe potuto prenderlo e mettervi sopra un Copyright, impedendo la copia agli stessi autori originali. Per questo motivo inventò un Copyright tutto particolare, che per queste peculiarità volle chiamare, con un tipico gioco di parole, Copyleft.

Permessi di autore in opposizione ai diritti d’autore.

In pratica, la licenza d’uso che segue i programmi che si rientrano nel software libero, chiamata General Public License, permette a tutti di copiarli, modificarli e venderli a patto che ogni modifica segua la stessa licenza. Per fare in modo che questo avvenga in pratica è necessario che siano resi sempre disponibili i sorgenti del programma. Tornando all’esempio della torta, la ricetta “sorgente” deve essere sempre fornita quando si vende o si regala il dolce. Se qualcuno decide di modificare la ricetta e quindi il risultato, deve fornire ad ogni persona che riceve la torta, ottenuta con il metodo modificato, la nuova versione della ricetta. In questo modo funziona il software libero: milioni di persone nel mondo si scambiano programmi, scrivendone pezzi o modificandone parti, purché vengano mantenute queste libertà. Nessuno può impedirne la copia, perché gli autori stessi hanno deciso di dare il loro permesso e di ottenere in cambio la stessa possibilità di utilizzo delle modifiche. Così è nato Linux, per mano di Linus Torvalds, che iniziò il progetto, e per mano di tantissimi altri che contribuirono e contribuiscono ad aggiungere pezzi.
Ma con il software libero, non si annulla l’industria dell’informatica? No, come è vero che le pasticcerie sono sempre aperte. Inanzitutto non tutti hanno capacità e tempo di lavorare sui programmi, e la spesa per l’acquisizione dei sistemi informatici si sposta dalla vendita di copie (licenze) alla personalizzazione ed ai servizi di assistenza. Lo spazio è poco, ed il discorso è complesso ed interessante, sia dal punto di vista tecnico che filosofico, tanto che gli stessi discorsi stanno arrivando anche ad altri ambiti della cultura, dalla letteratura alle arti, passando per l’ingegneria e l’architettura. Se vorrete, continueremo il discorso spostandoci inizialmente su un’altro aspetto dei diritti d’autore: i brevetti.

Internet e le nuove tecnologie abbattono le distanze tra le persone, e le persone, a volte, decidono di utilizzare questo vantaggio per collaborare a qualcosa di buono. Sempre che riescano a rimanere liberi di farlo, senza che qualcuno impedisca loro di scambiarsi idee.

Che cos’è il software libero

Il software libero (a volte chiamato con il termine inglese Open Source, anche se non sono esattamente sinonimi) è una novità nel campo dello sviluppo dei programmi per computer e del lavoro nel campo della produzione di beni immateriali. Una novità che viene introdotta gradualmente nelle aziende e nelle amministrazioni d’Italia e del Mondo già da qualche anno, ma che solo ultimamente sta riscuotendo la giusta attenzione anche dai non addetti ai lavori.
L’innovazione che porta deriva dalla licenza d’uso che accompagna qualsiasi applicativo che possa definirsi software libero, la General Public License (GPL). Questa licenza d’uso permette la copia e la distribuzione dei sorgenti del programma, che sono il “metodo” con il quale il programma è ottenuto.

Da questa licenza derivano queste immediate conseguenze:
1.Chiunque può modificare un software esistente distribuito con la licenza GPL, e ridistribuirlo anche a pagamento, purché fornisca a sua volta i sorgenti del suo lavoro
2.Chiunque può ridistribuire il software, sia gratuitamente che a pagamento, anche se non ne detiene il Copyright. Il cliente, pertanto, può diventare a sua volta produttore e rivenditore.
Tutto questo, che all’apparenza può sembrare uno svantaggio per lo sviluppatore, che di fatto “dona” il suo lavoro e ne permette la distribuzione gratuita, porta al proprietario del software diversi vantaggi:
1.L’aiuto di altre persone, che avendo a disposizione i sorgenti modificano, aggiornano e migliorano il prodotto iniziale. Queste modifiche sono obbligatoriamente rilasciate con la stessa licenza del prodotto iniziale, ed il primo programmatore gode di tutte le successive modifiche da parte di altri, gratuitamente. Il software ha così uno sviluppo “comunitario”: tutti lavorano assieme per migliorare e creare qualcosa di nuovo.
2.L’avere a disposizione il sorgente porta maggiore sicurezza, perché i problemi sono riconosciuti molto più velocemente. Spesso, quindi, il software libero è più sicuro di quello proprietario (questo termine indica tutto il software non libero).
Dalle “Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società dell’ Informazione nella legislatura”:

« I prodotti open source (per caratteristiche intrinseche derivanti dalle stesse modalità di sviluppo e di evoluzione) determinano vantaggi in termini di: contenimento dei prezzi, trasparenza (e quindi sicurezza) , non dipendenza da un singolo fornitore, elevata riusabilità , accessibilità per le piccole realtà di sviluppo (economie locali) .» (1)

L’esempio più famoso di software libero è il sistema operativo Linux, che sta raggiungendo sempre maggiore successo in tutto il mondo. Molte nazioni, nel mondo, stanno programmando il passaggio negli uffici da sistemi Windows a Linux, grazie ai numerosi vantaggi che esso porta.

Grandi aziende multinazionali come IBM, SUN, APPLE, HP e altre ancora stanno investendo milioni di dollari in tecnologie basate sul software libero, consapevoli del ritorno economico in termini di vendita dell’hardware e dei servizi che ne derivano.

Moltissime piccole e medie aziende e cooperative sono nate per vendere servizi e personalizzazioni basate sul software libero. Grazie alla disponibilità dei sorgenti chiunque può basare il proprio business ed offrire servizi, anche in competizione con le grosse multinazionali, che non riescono a coprire tutte le esigenze a basso livello. Questo aspetto positivo è un grosso vantaggio per l’economia locale e le piccole e medie aziende di una realtà provinciale: grazie alla domanda di software libero, si favorisce la nascita di un’offerta locale che sposta completamente il ruolo dei consulenti informatici da semplici rivenditori di prodotti esteri a produttori essi stessi di soluzioni. Soluzioni informatiche che forniscono un grado di soddisfazione del cliente maggiore, grazie all’estrema flessibilità ed adattabilità, nonché vicinanza anche geografica con la domanda. La scelta dell’uso e di acquisto di software libero, quindi, è anche una scelta che favorisce un’economia locale rispetto all’importazione, con una conseguente diminuzione dei costi.
Se da un lato le soluzioni Open Source valorizzano il lavoro locale, dall’altro la possibilità di trasferire i beni immateriali prodotti da una parte all’altra del mondo con spese molto inferiori al valore tramite le reti informatiche rende possibile uno scambio di conoscenze e di lavoro veramente globale. Il lavoro prodotto è di proprietà di tutti, le competenze di ognuno sono a disposizione per risolvere nuovi problemi e necessità. Il business delle aziende legate a questi sistemi, quindi, si sposta dalla vendita di un prodotto all’assistenza per le eventuali personalizzazioni. Un modo diverso di pensare al lavoro che mette sullo stesso piano di fronte al cliente multinazionali del software e liberi professionisti che lavorano come singoli consulenti.

Il software libero viene fornito senza costi di licenza, ed il costo totale di un laboratorio o di un ufficio amministrativo con utilizzo di software libero è di gran lunga minore se confrontato con l’utilizzo di software proprietario. Molto semplicemente, moltissime aziende stanno introducendo Openoffice.org∞ al posto del più costoso Microsoft Office.

Il passaggio può essere svolto anche in maniera graduale, grazie all’interoperabilità delle soluzioni open source.

Una realtà che preveda l’utilizzo di software libero non dipende da un solo fornitore, ed è libera di scegliere l’offerta migliore in ogni occasione. Attualmente accade il contrario, ed i fornitori tendono a legare le aziende ai loro programmi, impedendone l’abbandono ed aumentandone spesso i costi.
Per chi volesse utilizzare software libero, può rivolgersi all’associazione culturale FOLUG (http://www.folug.org) che aiuta gratuitamente gli interessati ad avvicinarsi alle risorse disponibili e riunisce tra i soci molti dei professionisti che lavorano con il software libero tutti i giorni.

Guida al risparmio di carburante ed alle emissioni di CO2

Nel sito del governo c’è una guida al risparmio di carburante ed alle emissioni di CO2 e PM da parte delle autovetture, in relazione all’alimentazione dei veicoli.

Affinché l’accordo con i costruttori di autovetture porti ad un’effettiva riduzione delle emissioni di CO2 da autovetture nuove, occorre anche che i consumatori si indirizzino verso l’acquisto di autovetture a basse emissioni di CO2 ed anche che utilizzino le proprie autovetture secondo un uso responsabile.

Si legge, tra l’altro:

Confrontati con le vetture a benzina, quelle a gasolio emettono una minore quantità di CO2 piuttosto significativa, dovuta alla più alta efficienza dei motori diesel; conseguentemente hanno un minore impatto sull’effetto serra.

Le vetture diesel presentano anche minori emissioni di CO (Ossido di carbonio) e HC (Idrocarburi incombusti) sempre rispetto a equivalenti vetture a benzina.

Peraltro i motori diesel emettono maggiori quantità di NOx (Ossidi di azoto) e PM (Particolato).

auto ecologicheQuindi i motori diesel sono migliori per quanto riguarda l’emissione di anidride carbonica, ma sono peggiori per quanto riguarda le polveri sottili e gli ossidi di azoto, anche prendendo in considerazione i minori consumi di queste vetture.

I motori a metano e GPL, invece, presentano minori emissioni di CO, HC e benzene rispetto a quelli a benzina e non hanno problemi di emissioni di polveri sottili.

Nelle stesse pagine è anche presente un Elenco dei dieci modelli di autovetture più efficienti in termini di emissioni di CO2

Da segnalare, inoltre, etichettaEnergia, un servizio svizzero che informa i consumatori sull’efficienza e sui consumi delle auto.
Da questa pagina apprendo che

Una vettura diesel sarà – dal punto di vista ambiente – comparabile a quella a benzina quando sarà equipaggiata di un filtro per particolato e un catalizzatore DeNOx.
Per il diesel con filtro per particolato selezionate, sotto carburante, “Diesel con FAP”.

Torna su