Cultura

Il kebab e la preservazione della nostra identità culturale

250px-doner_kebabIl divieto i ristoranti etnici dentro le mura di Lucca è una iniziativa priva di senso. Per prima cosa, un sacco di italiani hanno aperto ristoranti in ogni luogo del Mondo, con un ritorno economico e d’immagine per il nostro Paese notevole (pensiamo solo all’esportazione dei nostri prodotti tipici derivante da questa pubblicità continua). Se procedessimo su questa strada dell’intolleranza sarebbe quindi oggettivamente corretto che venissimo ripagati con la stessa moneta.

In secondo luogo non si capisce con quale criterio si decida di vietare un ristorante etnico e permettere l’apertura di un Mc Donalds in pieno centro, dal momento che entrambi hanno poco a che vedere con la cultura e con l’immagine storica delle nostre città.

La cultura e l’identità si possono esportare dando un buon esempio, non imporre. Questo ennesimo provvedimento discriminatorio è pericoloso, perché antepone la bassa politica e la demagogia spicciola ai piccoli spifferi di libertà personale che abbiamo ancora a disposizione.

Inaugurazione mostra “ARTIDE ANTARTIDE – LA RICERCA ITALIANA AI POLI “

SABATO 17 GENNAIO ORE 16,30 ci sarà l’inaugurazione della mostra “ARTIDE ANTARTIDE – LA RICERCA ITALIANA AI POLI “
Saranno presenti il prof.Carlo alberto ricci, presidente della commissione scientifica della ricerca in Antartide nonchè chairman of the European Polar Board , il dott. carlo Ossola del Museo nazionale dell’antartide, il Sindaco di Forlì e l’Assessore alla cultura, Sauro Turroni, componente della commissione scientifica nazionale per l’Antartide.
E’ stato invitato l’assessore regionale alla cultura.
Ricci farà una introduzione sull’IPY e la ricerca spiegando perchè la si fa e cosa significa, seguirà una visita guidata alla mostra.
Verranno proiettati filmati sull’antartide, l’artide e le ricerche.

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Il ricambio e le giovani generazioni in politica

Sono state pubblicate le statistiche dell’età media dei consiglieri comunali e provinciali. Sul sito di RomagnaOggi la notizia è stata accolta con sdegno in alcuni commenti, del tipo “tanto gli elettori trovano sulla scheda sempre gli stessi nominativi” e “Chi è riuscito a “sedersi” una volta, senz’altro vi ha messo un po’ di colla”. Ve lo assicuro, la situazione non è affatto questa. Nel consiglio comunale ci sono ancora i voti di preferenza, ed anche per questo motivo le liste di candidati sono sempre molto eterogenee, per sesso ed età. Se il risultato quindi non è uniforme alla distribuzione di genere e di età, questo non è causato dalle dirigenze di partito, che comunque sono elettive e riflettono il parere degli iscritti, ma dal voto dei cittadini.

C’è da chiedersi se un giovane sia meglio a tutti i costi di un uomo maturo, ed ovviamente la risposta è no. La verità è che gli under 30 interessati di politica ed attivi in prima persona sono pochissimi, e scarsa è anche la selezione. Molti meno di quelli che partecipavano attivamente quarant’anni fa , è un dato di fatto.

Oggi la politica, purtroppo, non è più considerata uno strumento per modificare le cose. Ci si sente ingiustamente impotenti, e si utilizza questo pretesto per fare altro (magari volontariato in qualche associazione).

Nel 2004 avevo 24 anni e 4 anni di politica universitaria (fatta in una associazione apartitica) alle spalle. Mi hanno chiesto di presentarmi alle elezioni amministrative come candidato e l’ho fatto volentieri, facendo campagna elettorale e cercando consenso per me e la mia lista. I pochi giovani che sono nei consigli comunali e provinciali non hanno ricevuto chissà quali investiture dalle gerarchie, ma si sono rimboccati le maniche.

Spesso questi ragazzi sono le ultime foglie di un albero genealogico di politici, e credo che la causa di questo si possa cercare in una cultura politica familiare (i genitori con ogni probabilità impartiranno una diversa cultura sull’impegno politico ai propri figli), e nella mancanza di nuove leve che si fanno avanti senza la certezza di risultati.

Più lento, più bello, migliore

I Verdi ripartono con un ottimo risultato in Alto Adige, dove ottengono il 5,8% dei consensi, a soli 400 voti di distanza dal Partito Democratico.

Questo voto dimostra che l’alternativa ecologista ed ambientalista è seria e condivisa dall’elettorato, che invece ha punito sonoramente le forze politiche oggi maggiormente rappresentate in Parlamento e ha però premiato anche formazioni di estrema destra. E’ un dato, quest’ultimo, che desta grande preoccupazione e che rende ancora più necessario il ruolo di un partito Verde impegnato a costruire una società sostenibile da un punto di vista sociale e ambientale, una società aperta, solidale, multietnica.

La crisi economica e quella del clima sono figlie di una stessa radice, che si nutre di sprechi, disuguaglianze e dell’idea della totale assenza di limiti.
Oggi occorre ripartire dall’analisi dei problemi alla fonte, discutere seriamente di processi di decrescita e di miglioramento del ben-essere dei cittadini, continuare a dimostrare con esempi positivi i valori di cui la cultura ecologista è portatrice, dare risposte concrete alle difficoltà che ciascuno incontra quotidianamente.

Tutte le altre forze politiche sono prive di alternative credibili a questo sistema, ed anche di fronte ad uno dei suoi periodi più neri continuano a prescrivere la stessa medicina della crescita, prefigurando così una società caratterizzata da diseguaglianze sempre più forti.
Oggi più di ieri è necessario mantenere una autonomia che liberi i Verdi da etichettature politiche improprie e permetta di iniziare un nuovo percorso, partendo dai gruppi che lavorano localmente e ottengono i consensi che meritano.

Approfondimenti: Programma elettorale Verdi Alto Adige + Liste Civiche

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